La curva epidemica in Italia, pur disegnando una fase espansiva più lunga rispetto a quanto accaduto in Portogallo, cresce con meno vigore della scorsa settimana: sono 142.967 i test positivi al coronavirus registrati in Italia nelle ultime 24 ore. Lo stesso giorno di una settimana fa erano stati 132.274 (+8,1%). Negli ultimi 7 giorni (6-12 luglio) ci sono stati 674.403 casi, in crescita del 14,5% rispetto alla settimana precedente (29 giugno-5 luglio). Sulla base di questi dati, fortemente caratterizzati dalla diffusione di Omicron 5, e a seguito della nota dell’Agenzia europea per i medicinali (EMA) e del Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie, anche in Italia è arrivato il via libera alla seconda dose di richiamo per tutti gli over 60 e per tutti gli altri soggetti dai 12 anni in su con elevata fragilità motivata dalle patologie indicate nella precedente fase della campagna vaccinale.
Preso atto del parere della CTS di AIFA, in considerazione dell’attuale ripresa dell’epidemia COVID-19 e dell’aumentata incidenza di ospedalizzazioni e ricoveri in terapia intensiva, il Ministero della Salute ha diramato la Circolare “Estensione della platea vaccinale destinataria della seconda dose di richiamo (second booster) nell’ambito della campagna di vaccinazione anti-SARS-CoV-2/COVID19” che raccomanda la somministrazione della seconda dose booster a tutte le persone di età uguale o superiore ai 60 anni, purché sia trascorso un intervallo minimo di almeno 120 giorni dalla prima dose di richiamo o dall’ultima infezione successiva al richiamo (data del test diagnostico positivo).
La seconda dose di richiamo (second booster) è raccomandata alle persone (a partire dai 12 anni) con elevata fragilità motivata da patologie concomitanti/preesistenti, purché, anche in questo caso, sia trascorso un intervallo minimo di almeno 120 giorni dalla prima dose di richiamo o dall’ultima infezione successiva al richiamo (data del test diagnostico positivo).
Intanto al momento in Italia si registrano 58 nuovi ricoveri in terapia intensiva, mentre lo stesso giorno di una settimana fa erano stati 53 (+9,4%). Negli ultimi 7 giorni (6-12 luglio) sono entrate in terapia intensiva covid 327 persone, in crescita del 18,1% rispetto alla settimana precedente (29 giugno-5 luglio). Nonostante i dati non siano ancora del tutto preoccupanti, dall’Oms arriva un allarme: “Il numero dei morti per Covid è troppo alto, i governi valutino il ripristino delle restrizioni”. A lanciarlo è il direttore generale Tedros Ghebreyesus secondo cui non siamo ancora nelle condizioni di abbassare la guardia. Nel frattempo il comitato di emergenza su Covid che si è riunito venerdì scorso ha concluso che il virus rimane un’emergenza di sanità pubblica di interesse internazionale anche a causa delle sottovarianti di Omicron, come BA.4 e BA.5, che continuano ad essere la causa principale delle ondate di casi, ricoveri e morti in Italia e negli altri paesi.