Crisi di malnutrizione e difficoltà per i medici: a Gaza l’emergenza umanitaria continua

A Gaza è in corso una grave crisi di malnutrizione che colpisce prevalentemente i più piccoli, ma anche soggetti vulnerabili come le donne incinte e le persone anziane. La denuncia arriva da Medici Senza Frontiere che a sud del territorio hanno avviato un programma di cure per i pazienti malnutriti a causa della mancanza di cibo, acqua e assistenza. Intanto, proseguono i bombardamenti che non risparmiano abitazioni di civili e luoghi sensibili come case di cura e ospedali. Stando a quanto riferito dalla Wafa, l’agenzia di stampa palestinese Wafa, i bombardamenti israeliani che nelle ultime ore hanno colpito Rafah, nel sud della Striscia di Gaza, sono stati molto violenti e hanno provocato decessi. Ad oggi il bilancio delle vittime in territorio palestinese è più che tragico: 35.456 morti e 79.476 feriti.

Proprio su Rafah, sul sito di Medici Senza Frontiere, vero e proprio diario di bordo dei progetti seguiti dall’associazione, è possibile leggere una cronaca puntuale dei fatti a partire dal 6 maggio scorso, ovvero dal giorno in cui le forze israeliane hanno ordinato a 100.000 persone ad est di Rafah di evacuare ad Al Mawasi. Una zona tra l’ovest di Rafah e Khan Younis, dove anche i rifugi e le risorse sono estremamente scarse. Eppure, le forze israeliane avevano precedentemente designato Rafah come zona sicura per i civili. La recente chiusura del valico di Rafah mette a rischio l’ingresso delle forniture e della riposta umanitaria. “Il valico di Rafah, un punto di accesso umanitario vitale – si legge – è stato chiuso completamente fino a nuovo avviso. Questo avrà un impatto devastante, poiché gli aiuti che entrano attraverso questo valico è un’ancora di salvezza per l’intera Striscia di Gaza. Dopo sette mesi di guerra, che ha costretto 1,7 milioni di persone a fuggire dalle proprie case, la decisione di chiudere questo valico aggrava ulteriormente le già terribili condizioni di vita delle persone intrappolate a Gaza”.

Nell’arco degli ultimi sette mesi, il personale medico di MSF ha dovuto abbandonare ben sette strutture sanitarie a causa di bombardamenti e rappresaglie. Il personale medico e i pazienti sono stati evacuati dall’ospedale di Al-Najjar, mentre l’European Gaza Hospital non è più accessibile. Nell’ospedale da campo indonesiano di Rafah, dove medici e operatori forniscono cure post-operatorie, l’équipe ha dovuto dimettere alcuni pazienti in grado di uscire dalla struttura sospendendo così, temporaneamente, le attività nella clinica Al-Shaboura.

Alessandro Notarnicola
Alessandro Notarnicola
Mi occupo di giornalismo e critica cinematografica. Dopo la laurea in Lettere e Filosofia nel 2013, nel 2016 ho conseguito la Laurea Magistrale in "Editoria e Scrittura". Da qualche anno mi sono concentrato sull'attività della Santa Sede e sui principali eventi che coinvolgono la Chiesa cattolica in Italia e nel mondo intero.

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