Di fatto si tratta di una prima efficace indicazione data ai medici di famiglia sul trattamento dei casi meno gravi e arriva direttamente dai banchi del Ministero della Salute sotto forma di un documento elaborato insieme al comitato tecnico scientifico. L’obiettivo? Garantire la sicurezza del paziente e tutelare il più possibile il sistema ospedaliero italiano e i Pronto soccorso. Protagonisti assoluti di questo vademecum clinico sono i Medici di Medicina Generale (MMG), i Pediatri di Libera Scelta (PLS) che, insieme al personale delle USCA (Unità Speciali di Continuità Assistenziale), ricoprono un ruolo centrale nell’ambito della gestione assistenziale dei malati COVID-19, e le famiglie dei pazienti. Infatti, sempre il documento, dispensa precise indicazioni in merito a una formazione da offrire ai pazienti e ai membri della famiglia sull’igiene personale, sulle misure di prevenzione e controllo delle infezioni, e su come correttamente approcciare una persona con infezione da Sars-CoV-2 in modo da evitare la diffusione dell’infezione ai contatti.
La circolare firmata dal Ministro Roberto Speranza mette in chiaro innanzitutto che è fondamentale avere un contatto, anche telefonico, con i pazienti sintomatici per assicurare un monitoraggio giornaliero dei parametri. In questo senso, la valutazione del paziente deve seguire il modello “universale” del Modified Early Warning Score, che quantifica la gravità del quadro clinico osservato e la sua evoluzione. In aggiunta, ad esempio, è importante tenere in conto altri parametri direttamente relazionati alla valutazione dello stato di coscienza in soggetti con preesistente deterioramento neurologico.
Come valore soglia di sicurezza si consiglia il 92% di saturazione dell’ossigeno. “Infatti – annotano gli esperti -, valori di saturazione superiori a questo limite hanno una assai bassa probabilità di associarsi a un quadro di polmonite interstiziale grave”. In caso di peggioramento delle condizioni cliniche, può essere fornita l’ossigenoterapia a domicilio e si esortano a eseguire visite domiciliari. Per quanto riguarda invece i trattamenti farmacologici, si può utilizzare il paracetamolo in caso di febbre o dolori articolari o muscolari. Non è invece consentito l’uso routinario di cortisonici, riservato ai pazienti positivi gravi che hanno bisogno di supplementazione di ossigeno. Anche l’eparina non è raccomandata fatta eccezione per quei soggetti costretti a letto per lunghi periodi a causa dell’infezione. Mentre la prescrizione di antibiotici, si legge nel documento, va fatta “solo in presenza di sintomatologia febbrile persistente per oltre 72 ore o ogni qualvolta in cui il quadro clinico ponga il fondato sospetto di una sovrapposizione batterica, o, infine, quando l’infezione batterica è dimostrata da un esame microbiologico”.
Inoltre, quale deve essere il profilo dei pazienti COVID19 da curare a casa? Dal quadro clinico del paziente non devono emergere fattori di rischio aumentato come patologie tumorali o immunodepressione. Inoltre, per paziente “basso rischio” si intende una sintomatologia simil-influenzale; assenza di dispnea e tachipnea; febbre a 38° o inferiore da meno di 72 ore; sintomi gastro-enterici (in assenza di disidratazione e/o plurime scariche diarroiche); astenia, ageusia disgeusia, anosmia”.