L’interesse per le medicine non convenzionali, alternative, complementari, non ufficiali è crescente nel mondo e diversi sono i provvedimenti legislativi in merito ad esse in tutte le nazioni.
Alcune trovano affermazione nei paesi più sviluppati dove è garantita una sopravvivenza media a livelli sempre più alti in relazione a migliori condizioni ambientali, nutrizionali ed igienico-sanitarie; altre hanno una prevalente diffusione in zone ed in gruppi di popolazioni primitive e sottosviluppate.
La salute è una conquista continua e difficile, legata a complessi sistemi di soddisfazione, sia dei bisogni primari che psichici dell’uomo.
Nei territori dove non sussistono una sufficiente economia agricola, un adeguato sviluppo sociale e culturale, un’indispensabile modificazione dei provvedimenti sanitari le popolazioni sono ancora soggette a malattie epidemiche o affette da carenza di cibo e supporti tecnologici che compromettono ed alterano la possibilità di una vita media più alta.
Nei paesi più ricchi, invece, un miglioramento delle abitudini alimentari, delle condizioni ambientali e lavorative ed un intervento medico terapeutico pronto, nei disturbi acuti, non sempre sono affiancati da un equivalente appagamento delle componenti affettivo-pulsionali dell’uomo.
L’individualismo sfrenato ha sovvertito la scala dei valori, ha privato l’individuo della solidarietà e del supporto sociale del gruppo e ha attivato atteggiamenti agonistici e manifestazioni di aggressività derivanti dalla delusione affettiva.
Nel nostro cervello stimoli anche banali ma in grado di evocare timore, accendono segnali di pericolo e l’amigdala, una struttura cerebrale coinvolta del condizionamento alla paura, che attiva una secrezione costante di adrenalina per preparare l’organismo a combattere o fuggire.
Lo stato di allarme impedisce il rilassamento e la soddisfazione anche di piaceri primari, come il cibo. Questo rende ipersensibili nei confronti di qualsiasi stimolo. Il perdurare di questa reazione di adattamento comporta l’insorgenza di uno stato di stress cronico, caratterizzato da alterazioni neuroendocrine, modificazione dei ritmi di secrezione di ormoni, indebolimento dei meccanismi di difesa immunitaria, insorgenza di ansia, astenia, disturbi del sonno e senso di inadeguatezza ed incapacità nell’affrontare il quotidiano.
I meccanismi fisiologici che permettono all’organismo di superare questa situazione di stallo, consistono in delle modificazioni enzimatiche e dei cambiamenti di comportamento.
Questa fase richiede un intervento terapeutico che indichi un corretto e adeguato stile di vita e alimentazione, in grado di interpretare la situazione di disagio emozionale rivelata dell’ansia.
Gli interventi farmacologici tradizionali eliminano il sintomo, gli ansiolitici e gli antidepressivi cancellano la spia dell’allarme ma non modificano, in maniera sostanziale, l’incapacità di adeguarsi ad ogni richiesta di modificazione.
La sfiducia, la sensazione di impotenza e il bisogno di aiuto consentono come unica via d’uscita l’attesa di interventi alternativi. Una medicina che ristabilisca il rapporto interrotto di fiducia, che consenta di agire attivamente nel proprio processo di guarigione e di ricevere un supporto farmacologico e umano che soddisfi il disagio psico-fisico.
Urge il bisogno quindi, di pratiche mediche anche, in un certo senso, più spirituale in grado di operare sul corpo materiale e sulla psiche e di superare la dicotomia corpo-mente. Tra queste rientrano l’omeopatia e il numero di pazienti che ottiene risultati clinici positivi con l’intervento omeopatico è in crescita progressiva, i mezzi di informazione si interessano di questa particolare medicina e gli organi legislativi istituzionali, a livello europeo e nazionale, stanno esaminando proposte di legge e regolamentazione.