Un inno alla vita e alla speranza.
Andrebbe così riassunta l’esperienza di Carmela, 43enne del Salernitano diventata mamma dopo sette aborti spontanei. Cinque anni di sfiducia, di disperazione e di ricerca per capire la causa dei sette aborti consecutivi. Nonostante le terapie specifiche effettuate per una condizione di trombofilia presso altre strutture, nel marzo dello scorso anno la donna si è rivolta al “Centro Mediterraneo Medicina della Riproduzione” di Salerno, diretto da Domenico Danza, pioniere nel campo della medicina della riproduzione e tra i primi in Italia ad ottenere una gravidanza da fecondazione in vitro nel 1986.
La trombofilia è un’anomalia della coagulazione del sangue che aumenta il rischio di trombosi. Questo tipo di anomalia può essere riscontrato in circa il 50% delle persone che hanno avuto un episodio di trombosi (come la trombosi venosa profonda agli arti inferiori) non provocato da altre cause. Una parte significativa della popolazione è affetta da questa anomalia diagnosticabile ma la maggior parte di questi sviluppa la trombosi solo in presenza di altri fattori di rischio. In gravidanza aumenta il rischio di trombosi, perché il sangue tende a coagulare di più.
“La paziente – ha raccontato il dottor Domenico Danza – è stata sottoposta ad una terapia personalizzata mirata da una parte al trattamento della patologia trombofilica e dall’altra ad aumentare la tolleranza immunologica della donna nei confronti dell’embrione. Esso, com’è noto, è generato dal patrimonio genetico della madre e del padre e proprio quest’ultimo conferisce caratteristiche di allogenicità all’embrione, rendendolo immunologicamente estraneo alla futura madre e pertanto suscettibile di rigetto. La donna, tuttavia, ha dei meccanismi fisiologici che permettono il riconoscimento del prodotto del concepimento consentendo l’annidamento e lo sviluppo della gravidanza”.
Nel caso in oggetto, ha proseguito ancora il medico, lo scopo del ciclo terapico è stato quello di “evitare il fallimento di questi meccanismi responsabili di reazioni di rigetto e di conseguenza dei ripetuti aborti. E’ un po’ di tempo che utilizziamo questo innovativo protocollo terapeutico con risultati sicuramente incoraggianti. La peculiarità del caso – aggiunge il dottor Danza – è legata, inoltre, ad una serie di molteplici fattori negativi associati che hanno rappresentato un importante fattore di rischio”.
La gravidanza andata avanti con non poche criticità, legate alle patologie presenti e all’età della paziente, è stata seguita dall’equipe del Centro Mediterraneo ed in particolar modo dal dottor Maurizio del Verme, responsabile della diagnostica prenatale. Un arresto di crescita fetale ha reso necessario un taglio cesareo eseguito a 36 settimane presso la clinica ICM di Agropoli, con la nascita di Cecilia, una bambina di 2,100 chili che attualmente presenta un complessivo ottimo stato di salute.