Sostanziale dietrofront del governo: via le sanzioni ai medici, nessun limite alle prescrizioni per i pazienti oncologici
È stata diffusa la vigilia di Pasqua – ma era stata inviata alle Regioni già venerdì 25 marzo – la circolare del ministro della Salute sul decreto appropriatezza che dà il via alla fase sperimentale di applicazione del provvedimento. È il risultato del tavolo congiunto con le Regioni e Fnomceo, una prima conseguenza dell’intesa raggiunta il 12 febbraio scorso, dopo mesi di polemiche e contestazioni. Resta confermato lo stop alle sanzioni ai camici bianchi, ed è previsto l’avvio di un monitoraggio e di una raccolta dati proprio sulle criticità e difficoltà prescrittive. La prima cosa da fare è adeguare i sistemi informatici di supporto alla prescrizione, poi, dopo che saranno stati raccolti problemi, dati relativi alle difficoltà prescrittive, e nuove idee, questi saranno esaminati dal tavolo congiunto di confronto tra la Fnomceo, il ministero e il Coordinamento della Commissione salute delle Regioni, “con l’obiettivo di facilitare la comprensione del decreto, nonché di prevedere la semplificazione e l’eventuale riformulazione dei criteri di erogabilità e appropriatezza delle prestazioni”. Mutua Mba, prima società di mutuo soccorso per numero di soci, ha tra i suoi obiettivi garantire una corretta informazione. Vediamo nel dettaglio quali sono gli ultimi aggiornamenti.
Sostanzialmente, la circolare rappresenta un passo indietro da parte del governo. Che il decreto appropriatezza non avrebbe avuto vita facile si era capito subito. Medici, pazienti, sindacati, tutti avevano contestato il provvedimento che dava un giro di vite alla prescrizione di 203 prestazioni ad alto rischio di “inappropriatezza”. Alcune settimane fa, al ministero della Salute era stato avviato un tavolo congiunto con Regioni e Fnomceo sui punti critici del decreto, proprio in vista di eventuali modifiche, come concordato lo scorso febbraio. Il 22 marzo, l’Ordine dei medici di Milano aveva fatto ricorso al Tar del Lazio contro il decreto, definito irragionevole e illogico, perchè “sta causando il caos in ambulatori e ospedali, tanto che anche il Tribunale per i diritti del malato ha già chiesto di sospenderne l’efficacia”.
Le critiche e le proteste avevano riguardato soprattutto le possibili sanzioni in cui sarebbero potuti incorrere i medici che avessero prescritto prestazioni inappropriate a carico del servizio sanitario. Il governo ha fatto così marcia indietro e di sanzioni infatti, almeno in questa prima fase di sperimentazione, proprio non se ne parla. Poi, forse, si vedrà. La circolare del Ministero sottolinea che “in attesa dell’adeguamento dei sistemi informatici di supporto alla prescrizione” e del completamento della fase di sperimentazione, i medici non avranno “l’obbligo di annotare il codice-nota di fianco alle prestazioni” sanitarie, ma dovranno solo riportare il “quesito diagnostico”. Nella fase di sperimentazione, inoltre, i medici “possono non applicare le condizioni di appropriatezza quando le prestazioni debbano essere erogate a pazienti oncologici, cronici o invalidi”.
Un altro punto chiave, che aveva provocato le contestazioni era relativo all’obbligo di prescrizione, in diversi casi, di un unico esame di laboratorio per ricetta. La conseguenza sarebbe stata un aggravio di costi per il paziente. Il governo, sul punto, ha deciso che, “nel caso sia necessario prescrivere diversi esami di laboratorio, con indicazioni differenti, è sufficiente riportare sulla medesima ricetta il quesito diagnostico principale relativo alla prescrizione”.
Nel caso in cui l’odontoiatra e il medico specialista non siano abilitati alla prescrizione diretta, prescriveranno la prestazione su ricetta bianca, facendo attenzione che siano indicati i propri dati identificativi, secondo quanto previsto dalla normativa regionale e motivandola con riferimento alle condizioni di erogabilità. Tale prestazione, così, potrà essere trascritta dal medico di medicina generale e dal pediatra di libera scelta sulla ricetta del Servizio sanitario nazionale, barrando la casella ‘S’ e riportando i riferimenti del medico induttore.
Per il momento, per i pazienti oncologici, cronici e invalidi non ci sarà nessuna limitazione prescrittiva. In tutti i casi in cui la condizione di erogabilità o indicazione di appropriatezza per una prestazione sia costituita da una ‘sospetta’ patologia o un possibile rischio di patologia (ad esempio rischio cardiovascolare), il medico potrà prescrivere la prestazione in questione anche quando la patologia sia già accertata e il suo andamento debba essere monitorato attraverso la prestazione in questione.
La circolare è stata salutata con favore dai sindacati dei camici bianchi e dall’Ordine dei medici, che parlano di un “primo passo” verso la riorganizzazione delle incertezze applicative e tecniche e dei disagi e rischi connessi. Soddisfatta la presidente Fnomceo Roberta Chersevani: “Sono state recepite tutte le nostre osservazioni. Lo spirito di collaborazione con il ministero della Salute continua nella revisione del Decreto, che sarà portata avanti in concomitanza alla valutazione di provvedimenti relativi ai nuovi Livelli essenziali di assistenza (Lea)”.
Positivo è anche il giudizio del segretario della Federazione dei medici di famiglia (Fimmg), Giacomo Milillo: “In questo nuovo clima i medici possono tornare a lavorare senza temere ritorsioni”. Il Segretario Nazionale Fp Cgil Medici, Massimo Cozza, parla di “marcia indietro” del governo: “la circolare – sottolinea – rappresenta un passo indietro positivo che consente, nella stragrande maggioranza dei casi, di poter prescrivere, almeno temporaneamente, le necessarie prestazioni sanitarie ai cittadini senza imposizioni burocratiche e sanzionatorie. Un bene per i cittadini ed i medici”.
Grande soddisfazione è stata espressa anche dal governo: per il sottosegretario alla Salute Vito De Filippo, “si eviteranno così disagi ai cittadini, incomprensioni con i medici prescrittori e si riprende il cammino per difendere e consolidare il nostro sistema sanitario universale, pubblico e solidaristico che rimane la più incisiva riforma mai attuata nel nostro Stato e la migliore attuazione del disposto costituzionale. La strada intrapresa della ricerca della condivisione, della comprensione e della concertazione con gli attori protagonisti del Servizio Sanitario Nazionale costituita dalla risorsa umana e professionale non sola va mantenuta e perfezionata con le rappresentanze di medici e della dirigenza sanitaria ma va messa in sicurezza coinvolgendo nei tavoli di confronto propri l’insieme delle professioni sanitarie e del personale del SSN e le loro rappresentanze”.
Resta critico il Sindacato dei Medici Italiani: “Si sospendono, momentaneamente, le sanzioni ai medici, ma i tagli sulle prestazioni rimangono, a danno dei cittadini. Il decreto va ritirato e riscritto”, ha commentato Pina Onotri, segretario generale dello Smi. “La circolare è un’ammissione esplicita della fondatezza delle critiche rivolte dalla nostra organizzazione, e da diverse associazioni di tutela del malato: il decreto è, infatti, un provvedimento mal definito e sbagliato, un vero e proprio pasticcio all’italiana”. Onotri annuncia ancora battaglia: “Noi non fermeremo le nostre proteste fino a quando non si modificherà questo decreto: si ritiri e si riscriva. Al Governo chiediamo serietà: assumetevi la responsabilità politica di fare scelte chiare, senza scaricarle sui medici, si distingua tra erogabilità e appropriatezza. Se si decide di tagliare prestazioni, lo si dica apertamente. Noi rimarremo al fianco dei cittadini e della sanità pubblica”.