Decreto appropriatezza: stretta su 203 visite ed esami. Previste sanzioni per i medici, chi sbaglia paga.
È fatta: il tanto discusso e contestato “decreto appropriatezza”, che individua le condizioni di erogabilità e le indicazioni di appropriatezza prescrittiva per 203 prestazioni di assistenza specialistica ambulatoriale erogabili nell’ambito del Servizio sanitario nazionale, è entrato ufficialmente in vigore. È stato infatti pubblicato nella Gazzetta Ufficiale del 20 gennaio 2016.
Il provvedimento, previsto dal decreto Enti locali della scorsa estate, era stato approvato dalla Conferenza Stato-Regioni lo scorso 26 novembre, ma sin dall’inizio, dai primi confronti con le parti sociali, si erano scatenate forti critiche e proteste, soprattutto per le possibili sanzioni in cui potrebbero incorrere i medici che prescrivessero prestazioni inappropriate a carico del servizio sanitario.
Nel decreto Enti locali si prevedeva che con decreto del ministero della Salute sarebbero state individuate “le condizioni di erogabilità e le indicazioni di appropriatezza prescrittiva delle prestazioni di assistenza specialistica ambulatoriale”. Le prestazioni al di fuori dei criteri di erogabilità devono essere a carico del paziente e, in caso di comportamento prescrittivo non conforme alle indicazioni disciplinate dal decreto stesso, “l’ente richiede al medico prescrittore le ragioni della mancata osservanza delle predette condizioni e indicazioni” e, “in caso di mancata risposta o di giustificazioni insufficienti, l’ente adotta i provvedimenti di competenza, applicando al medico prescrittore dipendente del Servizio sanitario nazionale una riduzione del trattamento economico accessorio”.
Con l’entrata in vigore del decreto del ministero della Salute d’ora in avanti i medici potranno quindi prescrivere determinati esami o interventi a carico del Servizio sanitario nazionale solo se sono soddisfatte le indicazioni di appropriatezza prescrittiva e se il paziente rientra nelle situazioni in cui la prestazione può essere erogata, ovvero se la sua patologia soddisfa delle “condizioni di erogabilità”. Con l’obiettivo di una razionalizzazione e contenimento della spesa, esami e visite considerate inappropriate saranno quindi totalmente carico dell’assistito, non graveranno più sul Servizio sanitario nazionale. Parliamo di 203 prestazioni di Odontoiatria, Genetica, Radiologia diagnostica, Esami di laboratorio, Dermatologia allergologica, Medicina nucleare. Le Regioni, attraverso i servizi sanitari regionali, avranno il compito di fornire strumenti e definire le procedure per favorire la prescrizione appropriata delle prestazioni di assistenza specialistica ambulatoriale. Il comportamento dei medici dovrà essere coerente sia alle condizioni di erogabilità e alle indicazioni di appropriatezza del nuovo decreto ministeriale.
Per il momento le sanzioni per i medici restano quelle previste dal Decreto Enti Locali. Al medico dipendente che abbia prescritto a carico del Servizio sanitario nazionale una prestazione senza osservare le condizioni e le limitazioni previste, si deve applicare una riduzione del trattamento economico accessorio, nel rispetto delle procedure previste dal Contratto, e nei confronti del medico convenzionato con il Ssn, una riduzione delle quote variabili della convenzione, con le procedure previste dall’Accordo Collettivo Nazionale di riferimento.
In caso di mancata adozione dei provvedimenti di competenza nei confronti del medico prescrittore possono essere sanzionati anche i Direttori Generali di Asl e ospedali. Il Direttore Generale rischia infatti di vedere incrinata la sua valutazione da parte della Regione al momento della verifica dei risultati di gestione e della realizzazione degli obiettivi di salute e di funzionamento dei servizi.
Sono 3 gli allegati al Decreto:
- l’allegato 1 contiene le 203 prestazioni di assistenza specialistica ambulatoriale cui sono associate condizioni di erogabilità o indicazioni di appropriatezza prescrittiva;
- l’allegato 2 riporta le patologie diagnosticabili con le prestazioni di genetica medica; le patologie e le condizioni per le quali è appropriata l’esecuzione di prestazioni di citogenetica; le patologie e le condizioni oncoematologiche per le quali è indicata l’indagine genetica e/o citogenetica e le patologie e le condizioni per cui è appropriata l’esecuzione di prestazioni di immunogenetica;
- l’allegato 3 contiene i criteri con cui sono state identificate le condizioni di erogabilità di odontoiatria.
Per i sindacati dei medici l’immediata conseguenza sarà “un inevitabile taglio delle prestazioni per i cittadini”. Per molti si tratta di un de-finanziamento del Ssn. Altri lamentano una limitazione della libertà di agire in scienza e coscienza. Ma il governo ha difeso il provvedimento in ogni modo: “Il decreto vuole dare una lista ai medici delle best practice da compiere sulle prestazioni. Tutte possono essere prescritte si chiede solo al medico di agire bene”, ha detto il ministro Lorenzin in un videoforum in diretta con i lettori a RepubblicaTv. La chiave sta nella cosiddetta medicina difensiva: i medici, per paura di contenziosi, a volte prescrivono più medicinali e analisi di quelle che servirebbero ad un paziente.
“La medicina difensiva ci costa oltre 13 miliardi ogni anno – ha sottolineato Lorenzin durante una intervista a Ballarò lo scorso settembre – e l’Italia detiene questo triste primato caratterizzato da lenzuolate di esami inutili. Perciò su un totale di 1700 prestazioni ne abbiamo individuate 208 (poi diventate 203, ndr) su cui lavorare in base a un vademecum tecnico-scientifico”. Per quanto riguarda la sanzionabilità dei camici bianchi, il ministro ha chiarito che “i medici rischiano soltanto davanti ad abusi grandi e macroscopici che verranno giudicati dalle Regioni. Se la prestazione è fondata e viene motivata non si rischia nulla, in caso contrario si viene chiamati dinanzi un contraddittorio per fornire spiegazioni”. L’obiettivo è “risparmiare circa 106 milioni, ma soprattutto vogliamo valorizzare il ruolo del medico”. Lorenzin ha garantito che “a nessun malato verrà negata una diagnosi che il medico ritiene indispensabile. Sta a noi, insieme ai medici, rassicurare i pazienti”. E poi ci sono “le liste d’attesa e le file interminabili”. Questi problemi, ha spiegato il ministro, “si risolvono con l’appropriatezza, applicando il Patto della Salute e migliorando l’efficienza organizzativa delle Regioni”.
Il sasso è quindi stato lanciato, ma le presunte sanzioni sono fumose, contestabili e il reale impatto del decreto poco chiaro nelle sue procedure di applicabilità. Forse si tratta dell’ennesimo annuncio da parte del governo, anche se l’intento di mettere ordine in un settore così delicato è comunque lodevole. Una conseguenza immediata sarà un alleggerimento delle coperture pubbliche, seguito dall’aumento di quelle private. I cittadini, infatti, per determinate prestazioni dovranno pagare di tasca loro.
Da qui l’importanza delle società di mutuo soccorso, come Mutua Mba, che accoglie senza distinguo alcuno persone di ogni età, professione, qualsiasi sia il loro stato di salute o storia clinica. Certo è che il nostro Servizio Sanitario Nazionale sconta anni e anni di sprechi e scelte sbagliate, che hanno causato, in tutta Italia, disfunzioni e problemi come, ad esempio, liste d’attesa infinite. Chi può permetterselo, già da tempo si rivolge al privato. Per aiutare chi ha bisogno di curarsi, le Società di Mutuo Soccorso hanno negli anni assunto un ruolo fondamentale, e alla luce del nuovo modello di welfare che si sta delineando, sono destinate a crescere ancora.