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Depressione: parliamone. Oggi è il World Health Day 2017
Quest’anno l’OMS ha voluto dedicare la Giornata Mondiale della salute al tema della depressione, una patologia diffusa ma non facile da diagnosticare.
Secondo i dati diffusi dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), a soffrire di depressione sarebbero circa 322 milioni di persone, pari al 4,4% della popolazione mondiale. Un’incidenza più elevata è registrata tra le donne (5,1%) rispetto agli uomini (3,6%).
Dal 2005 al 2015, la depressione avrebbe visto un aumento del 18,4% dei casi, ma solo la metà di chi ne è colpito avrebbe accesso a cure e trattamenti adeguati, proporzione che cala al 10% in alcuni Paesi particolarmente poveri. Quest’anno l’OMS ha voluto dedicare la Giornata Mondiale della salute proprio al tema della depressione, una patologia diffusa ma non facile da diagnosticare.
“Depressione: parliamone” è lo slogan della campagna di sensibilizzazione e informazione e l’obiettivo principale è quello di accendere i riflettori sulla richiesta di aiuto di chi ne soffre e riuscire a parlarne.
In particolare, il fine dell’OMS è quello di diffondere una maggiore informazione sulla depressione, le sue cause e le possibili conseguenze, compreso il suicidio, e che tipo di aiuto è, o può essere disponibile per la prevenzione e il trattamento. Altro obiettivo è quello di aiutare le persone affette da questa patologia e fare in modo che i familiari, amici e colleghi siano in grado di fornire il giusto supporto.
“La depressione colpisce persone di tutte le età, di tutti i ceti sociali e in tutti i paesi. Essa provoca angoscia mentale e impatta sulla capacità delle persone di svolgere anche le più semplici attività quotidiane, a volte con conseguenze devastanti per i rapporti con la famiglia e gli amici e la possibilità di guadagnarsi da vivere. Nel peggiore dei casi, la depressione può portare al suicidio, oggi è la seconda causa di morte tra i quindicenni 15-29 anni. Tuttavia la depressione può essere prevenuta e curata. Una migliore comprensione di ciò che la depressione è, e come può essere prevenuta e curata, contribuirà a ridurre lo stigma associato a questa condizione, e portare più persone a cercare di aiuto” (nota dell’Organizzazione Mondiale della Sanità).
Mutua Mba, società di mutuo soccorso, ha affrontato l’argomento grazie all’autorevole voce della dottoressa Marinella Cozzolino, psicologa-psicoterapeuta.
“La depressione è prevalentemente un disturbo dell’umore – ha spiegato – Nei casi di depressione accertata e diagnosticata ci sono ripetuti episodi di umore depresso, perdita totale di interesse in generale e di interesse per il piacere anche di fronte a episodi o fatti considerati comunemente piacevoli (anedonia). Inoltre, perdita di concentrazione e di memoria, rifiuto per qualsiasi forma di responsabilità o impegno, difficoltà a prendere decisioni. A questo si associa, nella maggior parte dei casi una forte perdita di autostima”.
I disturbi depressivi possono comparire a seguito di un evento scatenante ma altre volte anche senza un motivo apparente, è così?
“Sarei personalmente dell’idea che c’è sempre una causa anche quando apparentemente non si vede. Spesso, quando ci sembra che la depressione arrivi dal nulla o paradossalmente proprio in un momento felice si può trattare di un post traumatico da stress, vale a dire di un episodio piccolo, banale, che va ad aprire vecchie ferite mai risolte, o del calo di tensione emotiva accumulata dal soggetto fino a quel punto, magari per il raggiungimento di un obiettivo. Raggiunto l’obiettivo, cala la tensione e la depressione trova spazio per manifestarsi”.
Quali sono i campanelli d’allarme da non sottovalutare?
“Tutti gli sbalzi, i disequilibri. La depressione è una delle patologie più difficili da diagnosticare poiché molto spesso il soggetto riesce a compensarla, a fingere, anche con se stesso che non ci sia. La contrasta, ci si oppone: mangiando di più o di meno, bevendo molto, cambiando lavoro in continuazione, mosso da uno stato di profonda insoddisfazione e infelicità. Molti addirittura si rinchiudono usando una passione che però avendo il solo scopo di isolare diviene ossessiva: chi legge venti ore al giorno, chi cucina, chi lavora a maglia”.
I dati rilevano anche che solo 1 paziente su 3 si affida alle cure, iniziando comunque le terapie in ritardo dalla comparsa della patologia. Perchè?
“Perché è difficile riconoscere la depressione in quanto, viene compensata con dei comportamenti apparentemente piacevoli, e anche perché viene spesso confusa con un “momento di”: momento di tristezza, momento di malinconia, momento di dieta, momento di crisi esistenziale”.
Quali sono le maggiori conseguenze di una depressione non riconosciuta?
“Un soggetto depresso che però non riconosce la sua depressione tenterà di mettere in atto tante strategie di compensazione che, in psicologia, vengono definite “tentate soluzioni”. Eliminare le tentate soluzioni che invece di risolvere ingigantiscono il problema è più difficile di eliminare il problema stesso”.
In che modo è possibile combattere la malattia in maniera efficace?
“Innanzitutto riconoscendola, poi si può abbinare una cura farmacologica ad una psicologica. Depressione è un termine molto diffuso nel linguaggio comune. Si usa spesso ed a sproposito. Si dice tra amiche anche scherzando: “sono depressa” ma poi si teme solo lontanamente l’idea che si possa essere depressi quando, invece si manifesta sul serio”.
Quanto è importante la diagnosi precoce?
“È molto importante una diagnosi precoce, soprattutto per evitare che si cronicizzi e che partano tutti i meccanismi compensatori e di copertura di cui accennavo prima”.
Oggi si celebra la Giornata Mondiale della Salute dedicata al tema della depressione. Lo slogan è “depressione: parliamone”. Cosa ne pensa di questa iniziativa e quanto è importante sensibilizzare e informare il più possibile la popolazione sulla patologia?
“L’informazione è sempre una cosa buona, fondamentale. La gente ha comunemente un atteggiamento ambivalente rispetto alla depressione. Linguisticamente il termine si usa in continuazione, nel linguaggio comune siamo spesso “depressi” quando però la depressione c’è davvero nessuno è in grado di riconoscerla. In questi casi la consapevolezza e la possibilità di prevenire, date dalla conoscenza, sono armi importantissime”.
La persona depressa ha bisogno di aiuto da parte della famiglia e degli amici. Per loro non è una situazione semplice da gestire… Quali sono i consigli per chi si trova a vivere con un soggetto colpito dalla malattia?
“Innanzitutto di non farsi prendere la mano dalla sindrome della crocerossina (o dell’infermiere). Non improvvisarsi medico, psicologo o terapeuta e non assumersi responsabilità così forti come la patologia di un altro. Piuttosto affidarsi a chi è in grado di gestire questo tipo di situazioni, un neurologo o uno psichiatra, e lasciarsi consigliare sui comportamenti da mettere in atto”.