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Depressione tra i giovani, i colossi dei social sotto accusa
La guerra ai social parte dai banchi di scuola, ma non dagli studenti. Mentre in Italia il Ministero dell’Istruzione ha diramato una circolare contenente le indicazioni sull’utilizzo dei telefoni cellulari e di analoghi dispositivi elettronici nelle classi, dagli Stati Uniti arrivano i primi effetti della campagna avviata dalle scuole pubbliche di Seattle che hanno intentato una causa contro i giganti della tecnologia proprietari di TikTok, Instagram, Facebook, YouTube e Snapchat, accusandoli di essere responsabili dei danni alla salute mentale di milioni di ragazzi.
Come riporta Abc News, tra gli atti presentati in Tribunale si legge che dal 2009 al 2019 è stato registrato un incremento del 30% degli studenti delle scuole pubbliche della città che hanno rivelato di sentirsi “senza speranza quasi ogni giorno per due settimane o oltre di seguito”. Certo, non rincuorano neppure i dati arrivati dalla parte opposta del globo: in Corea del Sud il 30 per cento dei giovani tra i dieci e i diciannove anni è classificato come “troppo dipendente” dal proprio telefonino; in Cina i giovani “malati” sono ventiquattro milioni. Le dirigenze scolastiche pertanto puntano il dito contro i social media addebitando grandi e gravi responsabilità e di essere alla base di una serie di patologie, come ansia, depressione, problemi alimentari e cyberbullismo. Un contesto che, stando al documento depositato e posto all’attenzione del giudice, renderebbe complesso il lavoro degli insegnanti, ed educatori, che devono necessariamente lasciarsi affiancare da professionisti della salute mentale.
Mai prima d’ora una rivoluzione tecnologica, quella digitale, aveva scatenato cambiamenti così profondi, su una scala così ampia e in così poco tempo. Il motivo è evidente, lo smartphone, ormai, non è più uno strumento, ma è diventato un’appendice del corpo. Soprattutto nei più giovani. I social network sono entrati a fare parte della vita e della quotidianità degli adolescenti arrecando gravi danni e provocando situazioni di alienazione dalla vita reale dovute innanzitutto al costituirsi di realtà parallele che generano disturbi alimentari, problemi comportamentali, cyberbullismo, disturbi del sonno, problemi psicologici, ansia, problemi legati alla sfera sessuale, distorsione della percezione del proprio corpo, problemi alla vista, ridotta attività fisica, cefalea, disturbi posturali, rachialgia, tendinite, fino ad arrivare al “pollice da sms” e persino alle carie dentali. Si tratta di patologie della salute che interessano principalmente i bambini e i ragazzi che utilizzano i social media. Probabilmente, è anche per rispondere a questa problematica che il Ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara ha espressamente vietato l’utilizzo dei cellulari nel corso delle ore scolastiche, trattandosi di un elemento di distrazione propria e altrui e di una mancanza di rispetto verso i docenti, come già stabilito dallo Statuto delle studentesse e degli studenti del 1998 e dalla circolare ministeriale n. 30 del 2007.
Come dispone la circolare firmata da Valditara, l’utilizzo dei cellulari e di altri dispositivi elettronici può essere ovviamente consentito, su autorizzazione del docente, e in conformità con i regolamenti di istituto, per finalità didattiche, inclusive e formative, anche nell’ambito degli obiettivi del Piano Nazionale Scuola Digitale (PNSD) e della “cittadinanza digitale”. I rischi per la salute dei ragazzi che possono derivare dall’uso perdurante dei cellulari sono evidenziati dalla relazione finale dell’indagine conoscitiva realizzata dalla settimana Commissione del Senato “Sull’impatto del digitale sugli studenti, con particolare riferimento ai processi di apprendimento”.