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Diecimila passi per stare bene. È proprio così?
Gli esperti del Sistema sanitario britannico lo spiegano ormai da tempo: l’esercizio fisico andrebbe prescritto come una medicina, sullo stesso ricettario, dal momento che può essere altrettanto efficace di un farmaco per il cancro e le malattie cardiovascolari. Non sempre però viene preso in seria considerazione dai pazienti e, in alcuni casi, dai medici. Eppure, come ribadito in diverse altre occasioni, un’attività fisica regolare potrebbe allungare la vita anche di quattro anni. In quanto strategia ottimale per la riduzione del peso dunque il movimento fisico può avere un’influenza positiva anche sulla prevenzione del cancro. Ma nonostante l’Organizzazione mondiale della Sanità, l’American Heart Foundation e diverse altre istituzioni sanitarie internazionali abbiano gradualmente adottato e proposto la misura dei 10.000 passi come raccomandazione dell’attività quotidiana da eseguire, la validità di questa soglia resta al centro di una polemica internazionale. “Chi soffre di una malattia cronica o è molto anziano, per esempio, potrebbe correre qualche rischio sforzandosi per raggiungere questo obiettivo”.
A lanciare la provocazione è Catrine Tudor-Locke, ricercatrice del Dipartimento di chinesiologia dell’Università di Massachusetts ad Amherst, negli Stati Uniti che indica tra i 6 e gli 8 mila passi la soglia alla quale puntare. Ad un numero simile, ricorda Adnkronos, sono arrivati i ricercatori che hanno tentato di calcolare quale numero di passi equivalga alle linee guida sulla salute pubblica che raccomandano di fare di 30 minuti di esercizio moderato al giorno: un minimo di 7.500 passi. Ma la notizia è un’altra: anche piccoli incrementi nel numero dei passi possono essere significativi. Quanto alla velocità “è necessario un minimo di 100 passi al minuto perché l’esercizio sia benefico, ha spiegato il team della Tudor-Locke. Questo è il tipo di ritmo a cui arrivi in modo naturale quando fai una camminata con l’intenzione di fare esercizio fisico”, spiegao gli esperti.
Lo sport agisce sui sistemi metabolici dell’organismo e oggi ci sono dimostrazioni scientifiche del fatto che la pratica sportiva doni benefici importanti e durevoli alla salute. In supporto di questo dato anche i risultati degli studi epidemiologici che, almeno per alcuni tipi di tumore, mostrano un forte legame tra il cancro e la mancanza di esercizio fisico. La speranza è che, col tempo, si verifichi quanto è già è accaduto sul fronte dell’alimentazione: siamo diventati tutti più consapevoli di ciò che mettiamo in tavola puntando sul biologico da un lato e sul Km 0 dall’altro. Conosciamo le proprietà benefiche di molti alimenti e cerchiamo di educare i più giovani a una sana ed equilibrata alimentazione. Per il movimento e lo sport dovrebbe accadere la stessa cosa: riuscire a diventare “esperti” in tutto ciò che ci aiuta a prevenire le malattie più gravi.
Come confermato anche dall’Airc, gli effetti dell’attività fisica sul cancro al colonsono quelli più studiati. Sono infatti oltre 50 gli studi che dimostrano una riduzione del rischio di ammalarsi, proporzionale all’intensità, durata o frequenza della pratica sportiva. Alcuni studi stimano che le persone attive abbiano un rischio di sviluppare questo tipo di tumore inferiore del 30-40 per cento rispetto alle persone sedentarie. Anche nel caso del cancro al seno 60 studi eseguiti in tutto il mondo rivelano che un’attività fisica frequente e intensa riduca anche il rischio di sviluppare questo tumore. Ancora, cancro del polmone: in questo caso sembra che l’attività sportiva riduca del 20 per cento circa il rischio di ammalarsi, ma non è in grado di contrastare gli effetti negativi del fumo, specialmente nelle donne. Infine molteplici studi sul cancro alla prostata hanno ottenuto lo stesso risultato anche se non sono riusciti a dimostrare pienamente una riduzione significativa del rischio, benché i ricercatori ipotizzino che gli effetti positivi ci possano essere, perché si tratta di un cancro sensibile agli ormoni, che vengono ridotti dalla pratica sportiva.