Disagio sociale dei giovani, per i NEET Avsi avvia “Oltre la pandemia”

Sono i giovani le principali vittime del post-pandemia: è a loro che sono stati strappati libertà e progetti di vita e sono sempre loro, oggi, a pagarne le conseguenze. A seguito dei ripetuti lockdown, caratterizzati da una sospensione rigorosa di tutte le attività, dalle sportive a quelle più ludiche e sociali, le ragazze e i ragazzi tra i 16 e i 34 anni sono dovuti ripartire individuando dapprima un nuovo baricentro e, in un secondo momento, applicandosi alle nuove forme di socialità.

Non per tutti è stata così. In Italia il 19% dei giovani, tra i 16 e i 34 anni, appartiene alla categoria “NEET”, termine che raccoglie tutti quei ragazzi e quelle ragazze che non studiano, non lavorano e neppure sono impegnati nella ricerca di qualcosa (not in Education, Employment or Training). Il dato italiano è ampiamente superiore alla media europea, che si ferma invece all’11,7%. A loro poi si contrappongono i giovani EET che inventano lavoro dando vita a nuove forme di imprenditoria.

Come dicevamo in apertura, la pandemia ha contribuito in modo decisivo all’aggravamento di questo fenomeno, favorendo l’isolamento e aggravando il tasso di dispersione scolastica tra i più giovani.

questo contesto preoccupante si colloca il progetto “Oltre la Pandemia”, sostenuto dal Fondo di Beneficenza ed opere di carattere sociale e culturale di Intesa Sanpaolo e da Fondazione CON IL SUD, è stato implementato da Fondazione AVSI in collaborazione con altre organizzazioni locali nelle città di Napoli, Palermo e Catania per affrontare il problema dei NEET e aiutare ragazzi e ragazze ad uscire da questo tipo di situazioni di blocco.

Come informa Avsi, Maria Pia, Matilde, Francesco e Luigi sono solo alcuni dei 175 giovani con bassa scolarizzazione e disagio sociale coinvolti in questo percorso di ripartenza. Nell’ambito del progetto, infatti, sono stati inseriti in tirocini formativi e in corsi di alfabetizzazione digitale e di formazione professionale per accrescere le possibilità occupazionali e favorirne l’inserimento lavorativo.

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