Senza sessualità, non c’è coinvolgimento. Per le donne e per gli uomini una vita sessuale attiva favorisce il pieno svolgimento di tutti gli altri ambiti della quotidianità, dalla sfera professionale e ai bisogni familiari e privati. Chiaramente la sessualità, pur essendo per molti ancora oggi un tabù, rappresenta uno degli aspetti più importanti per la persona ed anche (probabilmente) per questa ragione che sempre più persone, in età adulta, si rivolgono all’ambito sanitario per risolvere criticità legate alla propria vita sessuale oppure per costruire una relazione tra sesso e disabilità.
È questo, ad esempio, il caso dell’Unità Spinale dell’Ospedale Niguarda di Milano, diretta da Michele Spinelli, che prende in carico a 360 gradi di pazienti con malattie neurologiche (trauma midollare, sclerosi multipla, ictus etc.) e disturbi della sfera sessuale con lo scopo di preservare le relative funzioni fin dall’esordio della malattia intraprendendo un percorso di riabilitazione sessuale incentrato sulla somministrazione di farmaci, ma anche sull’utilizzo di sex toys, che a volte vengono adattati per far fronte alla ridotta manualità.
L’Unità Spinale collabora anche con il Centro Sterilità di Niguarda per accompagnare i pazienti in un percorso di procreazione medicalmente assistita e svolge un’accurata attività di ricerca e divulgazione. Il Centro ha collaborato con la massima esperta mondiale di riabilitazione sessuale, Marcalee Sipski Alexander, con cui Gianluca Sampogna, medico dell’Unità Spinale di Niguarda, ha tradotto in italiano il libro dal titolo “Sessualità sostenibile: Una guida per una vita sessuale attiva dopo una lesione del midollo spinale”.
Come fa sapere lo stesso Niguarda attraverso una nota stampa, nell’ambito della disfunzione erettile, che non va intesa come una malattia, ma come un sintomo che può rivelare la presenza di altre patologie (alterazioni cardiovascolari, problemi endocrino-metabolici, diabete, malattie neurologiche), il Centro è in prima linea per offrire un percorso diagnostico-terapeutico completo, guidando il paziente dall’assunzione dei farmaci per bocca alle iniezioni intracavernose, dall’utilizzo del vacuum device, che induce un’erezione del pene, fino all’impianto chirurgico di protesi peniene. L’Unità Spinale rappresenta uno dei pochissimi centri sul territorio italiano che offre la possibilità di effettuare questo intervento con il Sistema Sanitario Nazionale.
Questa procedura può offrire risultati importanti in pazienti selezionati, garantendo la piena ripresa di una vita sessuale attiva e senza gli effetti collaterali dei farmaci. La protesi peniena si basa su due cilindri nel pene che – nel momento del rapporto – si riempiono di acqua mediante l’attivazione di una pompetta alloggiata nello scroto che trasferisce il liquido da un serbatoio addominale non palpabile e non visibile; al termine del rapporto si preme un pulsante a livello della pompetta e l’acqua ritorna nel serbatoio addominale. In questo modo, le fasi di erezione e detumescenza vengono ricreate per simulare le condizioni di normalità.