Non sempre la relazione con il cibo è semplice, anzi spesso genera insidie ed effetti che non sempre conosciamo. Si pensi, a titolo di esempio, che dal 2000 ad oggi, sono aumentate le persone che con l’alimentazione hanno seri problemi: oltre vent’anni fa infatti gli italiani che soffrivano di disturbi dell’alimentazione erano circa 300 mila, oggi invece sono oltre 3 milioni. Un bel salto indietro. Si tratta di un fenomeno in aumento a seguito della pandemia da Covid-19, soprattutto tra i più giovani, per i quali le diagnosi correlate ai disturbi dell’alimentazione e della nutrizione rappresentano la seconda causa di morte dopo gli incidenti stradali. E allora in che modo è possibile incontrare gli adolescenti per approfondire il tema con loro?
Un canale innovativo ed efficace è rappresentato da “Peso Positivo”, iniziativa nata da un fondo voluto da Peppino Fumagalli, padre della Candy scomparso nel 2015, e che promuove la battaglia in rete e ovunque ci sia bisogno di parlarne. Pertanto, con l’obiettivo di combattere questa battaglia silenziosa è stato individuato come canale privilegiato Instagram, la ’piazza’ degli adolescenti, in cui si fa uso di un linguaggio semplice, diretto, che arriva a loro: i giovanissimi. Le cause di questo incremento invece sono spiegate nel libro “Social Fame. Adolescenza, social media e disturbi alimentari” scritto da Laura Dalla Ragione, psichiatra e psicoterapeuta Direttore UOC Disturbi della nutrizione e dell’alimentazione (Usl 1 dell’Umbria) e Raffaela Vanzetta, psicoterapeuta, coordinatrice del centro di prevenzione dei disturbi alimentari Infes a Bolzano.
Come spiegato infatti dalle autrici stesse, il libro affronta la questione della connessione tra i social media e i disturbi del comportamento alimentare, perché tra i temi più presenti sui social ci sono l’immagine corporea e il cibo, due dei fattori che possono rappresentare la porta d’ingresso in questo tipo di disturbi. Si tratta di una pubblicazione pensata innanzitutto per gli insegnanti, i genitori, i pediatri e tutti quelli che hanno a che fare con i ragazzi: categorie di persone che spesso sottovalutano l’impatto che questi mezzi possono avere sui giovani e, talvolta, anche sugli adulti. Il libro, inoltre, costituisce anche l’occasione per presentare i dati epidemiologici di questi disturbi, che spesso vengono considerati di nicchia, mentre secondo l’ultima rilevazione del ministero della Salute, in Italia riguarda circa 3 milioni di persone, prevalentemente nella fascia di età dai 12 ai 25 anni, ma che si è abbassata anche al di sotto dei 12 anni. E che oggi riguarda sempre di più anche i maschi.