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Dobbiamo dire la verità: l’emergenza non è finita
La pandemia da Covid19, l’infezione responsabile dell’epidemia di polmonite che ha avuto origine nella città di Wuhan nella provincia di Hubei e che si è diffusa in tutto il mondo, sta tenendo alta l’attenzione dell’opinione pubblica. Dai primi di marzo il governo italiano ha emanato una serie di provvedimenti per cercare di arginare la diffusione del virus. L’Italia è blindata: scuole e esercizi commerciali chiusi, ad eccezione di farmacie, parafarmacie, tabaccai, edicole e benzinai. Secondo le disposizioni in atto gli spostamenti sul territorio nazionale sono concessi solo se motivati da ragioni di lavoro, necessità o salute. Per tali spostamenti è necessario compilare e esibire al momento del controllo da parte degli agenti della polizia stradale, carabinieri e polizia municipale, un modulo di autocertificazione predisposto dal Ministero degli Interni. Nonostante le misure di contenimento, “la situazione resta drammatica e l’emergenza non è finita”. Lo ha dichiarato il ministro della Salute, Roberto Speranza. “Dobbiamo dire la verità.Il pericolo non è scampato. Ci aspettano mesi ancora difficili. Il nostro compito è creare le condizioni per convivere con questo virus. Ecco, il verbo giusto è convivere. Almeno fino a quando non avremo il vaccino o una cura”.
Il verbo convivere lo ha utilizzato anche dal Presidente del Consiglio superiore di sanità, Franco Locatelli: “per un po’ di mesi dovremo convivere con questa infezione, ovviamente l’obiettivo è ridurre sempre di più questo numero. Il primo obiettivo era abbassare R con zero per portarlo a uno, ossia ogni positivo ne contagia solo un altro. Questo obiettivo è stato raggiunto, ora vogliamo andare oltre, ancora di più ridurre questo dato e portarlo sotto uno, per avere l’evidenza che la diffusione epidemica nel Paese si è quantomeno assestata come incremento giornaliero, meglio ancora declina”.
Per raggiungere questo traguardo è importante rispettare le misure di contenimento e di prevenzione senza le quali ci sarebbero state molte più vittime. Secondo l’ultimo bollettino del Ministero della salute il totale delle persone risultate positive sono 91.246, i guariti 21.815 mentre le vittime 15.887.
“Senza le misure intraprese – ha spiegato – uno studio autorevole ha definito che avremmo perso almeno 30mila vite. Quanto messo in atto è servito a contenere la diffusione epidemica e a ridurre il numero dei nostri concittadini deceduti e quelli costretti a ricorrere alla terapia intensiva”. Fondamentale in questo momento è: restare a casa e qualora si esca per motivi sopra citati mantenere la distanza di sicurezza. “ Ognuno di noi – ha aggiunto Locatelli – deve avere dei comportamenti improntati al più alto senso di responsabilità individuale. È l’unico modo per onorare la memoria dei nostri concittadini che hanno perso la vita”. Buon senso e collaborazione. “Serve un approccio comune dinanzi alle medesime questioni che abbiamo di fronte. La collaborazione internazionale dei grandi paesi in ambito tecnico scientifico, informativo e finalizzata al reperimento di materiale sanitario è fondamentale per sconfiggere questo nemico comune dell’umanità”. A dichiararlo il ministro della salute, Roberto Speranza, al termine della riunione dei Ministri della salute del G7 in videoconferenza svoltasi lo scorso 3 Aprile. Nel corso della riunione si è discusso dei problemi che tutti i Paesi hanno in comune, tra gli altri, la validazione dei test sierologici e l’uso delle più moderne tecnologie per il fast tracking.