Decidere di donare gli organi deve essere una scelta informata, serena e consapevole. Se in vita non ci è stata nessuna dichiarazione sulla volontà di donazione, sarà la famiglia a decidere. Il principio del silenzio-assenso non è in vigore, per questo è importante esprimersi in vita.
Dando il consenso per la donazione degli organi e dei tessuti, si può salvare una vita, o anche più di una. Donare è certamente un gesto di solidarietà, ma è anche, e soprattutto, una scelta consapevole, che si traduce in un processo complesso a tutela del donatore e del ricevente. È giusto dare a tutti gli strumenti per conoscere e sapere come funziona il prelievo degli organi a scopo di trapianto, per permettere una scelta consapevole e serena. Il sistema italiano è tra i più garantisti al mondo, a partire proprio dall’accertamento di morte con criteri neurologici, uno stato irreversibile e definitivo da non confondere con il coma.
La decisione di donare, o di non donare, organi e tessuti, verrà sempre rispettata dai medici. Se in vita non ci è stata nessuna dichiarazione sulla volontà di donazione, sarà la famiglia a decidere. Il principio del silenzio-assenso non è in vigore, per questo è importante esprimersi in vita. Per chi affronta un lutto, è difficile, sicuramente, pensare agli altri, a qualcuno che sta aspettando un organo nuovo e che, se non arriva, morirà sicuramente. Non dare l’assenso alla donazione degli organi di un familiare, che non ha espresso la propria volontà sulla donazione, non comporta un prolungamento delle cure intensive, perché quando viene diagnosticata la morte ormai non c’è più nulla da fare; gli organi che non vengono donati saranno sprecati.
Il ministero della Salute ogni anno promuove una campagna di comunicazione sulla donazione di organi, cellule, e tessuti, per informare i cittadini sulle possibilità che hanno per esprimere la loro volontà in modo consapevole. Lo slogan della campagna di quest’anno è “Diamo il meglio di noi”, coinvolge organizzazioni di volontariato, enti, istituzioni, aziende e ha l’obiettivo di mobilitare le grandi realtà organizzative del nostro Paese affinché diffondano la cultura della donazione tra i propri dipendenti, soci e sostenitori.
È inoltre attiva la pagina informativa www.sonoundonatore.it: un portale ricco di informazioni promosso dal ministero della Salute e dal Centro Nazionale Trapianti.
Sono cinque i modi in cui è possibile esprimersi sulla donazione di organi e tessuti, tutti validi e ugualmente rispettati dai medici del coordinamento trapianti:
- ASL: è possibile chiedere all’operatore della ASL di riferimento di registrare la volontà sul Sistema informativo Trapianti. La dichiarazione sarà così visibile ai medici del coordinamento trapianti.
- COMUNI: Alcuni comuni hanno attivato la possibilità di dichiarare la volontà di donare o meno gli organi al momento del rinnovo della carta di identità, firmando un semplice modulo. La decisione viene poi trasmetta al SIT.
- AIDO (Associazione Italiana Donatori di Organi): si può decidere di diventare donatori iscrivendosi all’Aido. iscrivendoti all’AIDO. Anche in questo caso, la decisione è registrata nel SIT e verificabile 24h/24 dai medici del coordinamento trapianti.
- DONOCARD: è possibile compilare una delle tessere distribuite dalle associazioni di settore. Bisogna firmarla, datarla e conservarla insieme ai documenti personali.
- ATTO OLOGRAFO: Si può scrivere la dichiarazione di volontà su un foglio bianco. Anche in questo caso è necessario firmarlo, datarlo e conservarlo tra i documenti personali. In alternativa si può usare il “tesserino Blu” del Ministero (scaricabile qui )
In caso di morte, quindi, si possono verificare tre situazioni:
- il cittadino ha espresso in vita la volontà di donare gli organi, i familiari non possono opporsi: donazione si.
- Il cittadino ha espresso volontà negativa alla donazione: donazione no.
- il cittadino non si è espresso, devono decidere i famigliari se donare gli organi o meno.
La campagna di informazione e sensibilizzazione è importante sia per le donazioni dopo la morte, sia per quelle da vivente, come le donazioni di staminali emopoietiche. Si può decidere di donare il sangue periferico, il midollo osseo, il sangue cordonale.
Sono tanti, tantissimi i pazienti che dopo il trapianto sono tornati a vivere una vita normale. L’89,9% dei pazienti che ha subito un trapianto di cuore lavora, o comunque è nelle condizioni di farlo; lavora il 78% delle persone che sono state sottoposte a un trapianto di fegato, l’89% di quelle che hanno subito un trapianto di rene.
Negli ultimi anni il numero dei donatori è sensibilmente aumentato.
Secondo i dati del rapporto Attività di donazione e trapianto nel 2015, elaborato dal Centro nazionale trapianti (Cnt) in media i donatori ad oggi sono 1.200 l’anno. Nel 2015 sono stati effettuati 3326 trapianti (nel 2014 erano stati 3.250 e 3.089 nel 2013). Ad aumentare sono anche le donazioni, che sono state 1.489 rispetto alle 1.443 del 2014 ed alle 1.350 del 2013, ma la crescita è rappresentata soprattutto da quelle effettuate da vivente. Sempre più comuni (sono ormai più di 1000) si stanno inoltre attrezzando per registrare la dichiarazione di volontà sulla donazione in occasione del rinnovo del documento di identità.
Lo scorso luglio, ai microfoni di Radio 24, il dott. Alessandro Nanni Costa, Direttore del Centro Nazionale Trapianti, ha citato cifre che fanno ben sperare per il futuro: “in Italia abbiamo 480 mila donatori disponibili a donare le proprie cellule a un paziente, poi abbiamo ottimi dati nella donazione di tessuti e quest’anno eccellenti numeri anche per la donazione degli organi. Nei primi sei mesi di quest’anno abbiamo il 10% in più di donatori rispetto all’anno scorso e questo vuol dire che alla fine del 2016 trapianteremo 300-350 pazienti in più”. “Riusciamo a trapiantare fra il 70-75% di pazienti in lista d’attesa, nello specifico abbiamo numeri più alti nel fegato superiamo l’85%, mentre sono un po’ più bassi nel polmone con il 65%. Quindi un paziente che entra in lista d’attesa ha molte probabilità di ricevere il trapianto”, ha aggiunto.
Resta ancora molto da fare, affinché almeno tutti i cittadini arrivino ad esprimere una scelta consapevole. Chi dona, “forse non salverà il mondo, ma può salvare una vita”.