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Dopo la pandemia, lavorare alla costituzione degli hub vaccinali ogni 100 mila abitanti
Rivedere il sistema sanitario nazionale e i servizi socio-sanitari di prossimità e lavorare al potenziamento dei Laboratori di sanità pubblica, che costituiscono un asse portante per numerose attività di prevenzione collettiva in tema di ambiente-salute-alimenti. Sono i punti cardine dell’agenda post pandemia.
Torna su questa necessità la Società italiana d’igiene (Siti) che in una lettera indirizzata al capo del Ministero della Salute, Roberto Speranza, tratta dell’importanza di un rafforzamento dei Dipartimenti di prevenzione e di prevedere l’allestimento di un Hub vaccinale per ogni 100 mila abitanti. L’organismo nazionale chiede di “garantire una chiara configurazione strutturale ed operativa del Dipartimento di prevenzione”.
“Il mancato riferimento a standard qualitativi e quantitativi delle dotazioni organiche – si legge nella comunicazione – potrebbe compromettere la concreta e armonica realizzazione di quanto il regolamento stesso prevede, con possibili ripercussioni negative sulla capacità di erogazione dello specifico Lea relativi a ‘Prevenzione collettiva e sanità pubblica’, tanto più alla luce dell’esperienza recente che ha visto i Dipartimenti di prevenzione efficacemente in prima linea per la gestione ed il contrasto dell’emergenza Covid-19”. Per questa ragione si spera venga recuperato il riferimento a standard qualitativi e quantitativi di personale del Dipartimento di prevenzione, oppure si rimandi la definizione di detti standard ad un ulteriore specifico prevedimento.
Nella lettera inoltre la Siti si sofferma sulla necessità di individuare il dimensionamento e la configurazione operativa degli Hub vaccinali, strutture di rilevanza strategica per la sanità territoriale e per il Paese. Anche alla luce della crisi sanitaria, la Società italiana d’Igiene ritiene appropriata la previsione di un Hub vaccinale ogni 100 mila abitanti.
Tuttavia, come emerso a livello nazionale, e ribadito pochi giorni fa anche a Ferrara, in occasione di un convegno organizzato dall’Ausl territoriale, il modello degli hub vaccinali è da riproporre in diverse altre occasioni, anche slegate dal contesto pandemico. La considerazione parte dallo spirito di gruppo venuto a crearsi tra gli operatori sanitari, Enti comunali e altre Istituzioni, Protezione civile, Terzo settore e altre realtà locali, con lo scopo di affrontare l’emergenza pandemica. Uno spirito grazie al quale si è riusciti a pensare velocemente a soluzioni di problemi continui, grazie anche alla formazione costante, in atto con lo scopo di affrontare meglio il Coronavirus.