Esattamente un mese fa (settembre) i non vaccinati in Italia erano a quota 10 milioni, un numero tutto sommato non preoccupante se considerata la totalità della popolazione, ma che comunque pesa soprattutto se si pensa all’arrivo delle temperature più basse e all’insorgere dell’influenza. Al 1° ottobre invece si registrano circa 8 milioni che non hanno ricevuto nemmeno una dose, soprattutto tra gli over 50, con una media di circa 30 decessi giornalieri. A fare il punto è uno studio elaborato dall’Alta Scuola di Economia e Management dei Sistemi Sanitari dell’Università Cattolica di Roma (Altems) per conto del Sole 24 Ore che traccia un quadro economico delle spese dovute ai ricoveri dei pazienti non vaccinati. In riferimento al periodo agosto-settembre corrisponde a 70 milioni di euro la spesa complessiva “sborsata” dal Sistema Sanitario Nazionale.
Sulla base dei dati forniti dal Bollettino sulla sorveglianza epidemiologica del Covid-19, rilasciato ogni settimana dall’Istituto Superiore di Sanità, sono stati calcolati i costi del paziente ricoverato in ospedale (in Area medica, come Medicina interna, Pneumologia, Malattie infettive) e il paziente ricoverato in terapia intensiva (in Area Critica) per mancata vaccinazione. Il costo giornaliero di ospedalizzazione è stato stimato pari a 709,72 euro, mentre quello in terapia intensiva è di circa 1.680,59 euro. Inoltre, al quadro economico si somma il tempo di degenza richiesto, da 11,3 giorni a 14,9.
Nei prossimi mesi le stime dei costi dovranno comprendere anche l’impatto del Long Covid, ovvero del post infezione. Un primo segnale arriva dal Cardarelli di Napoli, dove si sono riuniti gli esperti provenienti da tutta Italia che confermano un incremento dei casi di cardiopatia dilatativa post Covid. Si parla infatti di conseguenze della pandemia che a loro volta danno vita a una vera emergenza nell’emergenza che, in ambito cardiologico, potrebbe portare alla malattia del futuro. A questa poi si sommano le complicanze neurologiche, dall’alterazione combinata dell’olfatto e del gusto (che colpisce il 40% circa dei pazienti) all’encefalopatia acuta, che riguarda secondo l’analisi preliminare italiana dello studio Neuro-Covid (condotto a Milano dall’Università Bicocca, dall’Università Statale e dall’Istituto Auxologico), circa il 25% dei pazienti.
Intanto la campagna vaccinale prosegue in tutta Europa, con differenze tra Paese e Paese. In riferimento alla vaccinazione completa, prendendo come riferimento la percentuale sul totale della popolazione, la Spagna è arrivata al 78%, l’Italia al 68%, il Regno Unito e la Francia al 66%, e la Germania al 64%. Guardando oltre i confini europei, genera apprensione la situazione russa dove lo stesso Primo Ministro Mikhail Mishustin si è dichiarato preoccupato per il ritmo lento delle vaccinazioni. Nel Paese infatti solo il 33% della popolazione ha ricevuto almeno una dose dello Sputnik e i dati giornalieri sui contagi sono tornati ai livelli del gennaio scorso. Pur essendo stati tra i primi nel mondo a registrare un vaccino i vertici russi non riescono a persuadere i cittadini a vaccinarsi.
Da parte sua il Comitato per i medicinali umani dell’Ema (Chmp) ha informato che una terza dose dei vaccini anti Covid Comirnaty (BioNTech/Pfizer) e Spikevax (Moderna) può essere somministrata a persone con un sistema immunitario fortemente indebolito, a poco meno di un mese di distanza dalla somministrazione della seconda dose.