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Erbe e infusi: l'arte delle streghe praticata dalle nonne
Le streghe esistono ancora? Forse. Alcuni li chiamano “rimedi della nonna” altri invece ritengono siano parte viva del ricettario dell’erborista. Si tratta di erbe, infusi, tisane, estratti vegetali adoperati entro le mura domestiche per uno scopo prevalentemente lenitivo, dunque farmaceutico ed erboristico. Le streghe esistono ancora? Beh, è una bella domanda, soprattutto se accompagnata dalla lunga tradizione della caccia a queste donne che per la pubblica piazza vestivano la maschera di fattucchiere e detentrici di poteri di magia nera. In realtà, se dovessimo definire “streghe” tutti coloro che maneggiano le cosiddette piante officinali allora sì, le streghe vivono tra noi. Le erbe sono rimedi antichi prediletti da sei italiani su dieci (62%). A dimostrarlo è un recente sondaggio curato da Coldiretti/Ixè. Quasi 300 le specie di piante officiali coltivate in Italia, 2.938 le aziende agricole italiane coinvolte, con 7.191 ettari di superficie investita a piante aromatiche, medicinali e da condimento. Nel settore delle piante officinali, inoltre, si registra un significativo aumento della domanda nella sfera salute benessere, circa il 50% degli integratori alimentari attualmente in commercio in Italia sono a base vegetale, con un aumento del 7,9% in un anno.
In pieno Medioevo, e anche più tardi, ci si rivolgeva ad esse perché in realtà con i loro “poteri” si presentavano come medichesse e farmaciste. Grazie a uno studio approfondito della natura esse riuscivano a guarire o comunque ad alleviare grandi dolori. Clara Botzi nel 1585 sosteneva di essere in grado di sentire le voci delle erbe nei campi e di coglierne i messaggi e gli insegnamenti più segreti. Le loro cure, molto più vicine alla gente di quanto non fossero, all’epoca, quelle dei medici, erano fatte di aglio, belladonna, alloro, e di tante erbe che oggi restano alla base della farmacopea alternativa.
Ne parla, ad esempio, Erika Maderna nella sua ultima fatica editoriale “Virtù d’erbe e d’incanti. La medicina delle streghe”, edito da Aboca in cui streghe e guaritrici sono eguagliate – con un pizzico di esagerazione, forse – alle sante. Casi come quello di Giovanna d’Arco dimostrano, infatti “con quale facilità sia stato possibile confondere le due polarità. La santa sublimava la sua fede nel martirio, la strega pagava col supplizio la sua fede rinnegata”.
I poteri delle guaritrici, dal Medioevo fino al Settecento, continuarono a coincidere con quelli arcaici e divinatori delle maghe mentre, sul piano della pratica medica erano caratterizzati dall’approccio di tipo intuitivo, da empirismo e profonda conoscenza erboristica, nonché da una presenza esclusiva nell’esercizio dell’ostetricia, con i relativi corollari di aborto, contraccezione, legatura e incantesimo erotico. Una sensibilità quasi soprannaturale per la percezione della malattia era il tratto caratteristico di queste donne che avevano ereditato i segreti delle erbe dalle più anziane.
Loro praticavano la fitoterapia, ovvero l’utilizzo delle erbe officinali e le loro applicazioni terapeutiche. Dando un nome a questa pratica diffusa e non sempre ammessa fa sì che la credenza popolare muti in ricerca scientifica con la nascita della medicina tradizionale cinese, la tradizione ayurvedica indiana e quella del Mondo occidentale che viene dall’esperienza greca e romana.
L’arte erboristica, poi, ha identificato, selezionato e classificato le varie tipologie di piante distinguendo le semplici erbe dalle piante officinali, le spezie e le piante aromatiche e orientando la loro coltivazione e il loro utilizzo a fini prettamente terapeutici, cosmetici e nutritivi.
Le erbe costituiscono perfetti rimedi naturali per molti dei disturbi e delle affezioni più comuni, evitando gli spiacevoli effetti collaterali dei medicinali ‘convenzionali’ moderni, che pur si basano sui principi attivi presenti in natura.