L’utilizzo del botox si è allargato a diversi campi, da quello neurologico (distonie, tic, sudorazione eccessiva, certe forme di emicrania cronica), a dermatologico (acne, psoriasi), urologico (incontinenza) fino al psichiatrico.
Uno dei passatempi preferiti dagli uomini e dalle donne dell’età 3.0 è la chirurgia estetica. Che sia più o meno invasiva non importa, ciò che invece interessa – e non poco – riguarda gli effetti che essa assicura nel tempo. Più rifatti, più belli, potremmo sostenere parafrasando uno slogan salutare di successo negli anni ’80 con il quale si invitavano gli italiani a investire sul proprio corpo con una corretta alimentazione e una costante attività motoria. Oggi questi rimedi non sono più sufficienti ad assicurare il totale benessere della persona e negli anni in cui si desidera raggiungere la bellezza con poco sacrificio e grandi risultati visibili si investe nella chirurgia estetica per eliminare rughe, lucidare la pelle della fronte, rimuovere grassi sulla pancia, alzare palpebre, gonfiare labbra e zigomi. Chi ritiene che questo sia un settore tipicamente femminile sbaglia chiaramente considerando che sono sempre di più gli uomini che vi ricorrono soprattutto per praticare interventi di rinoplastica, liposuzione e trapianti di capelli.
Tuttavia, anche se il ricorso al botox negli anni ha rappresentato più uno sfizio che una necessità da oggi esso potrà entrare a far parte di quella schiera di farmaci necessari alla cura della persona e ritroverà in tal maniera la sua valenza originaria. In pochi infatti sanno che il botulino fa il suo ingresso nella medicina direttamente dalla porta dell’oculistica, come terapia per correggere lo strabismo. Oggi, infatti, il suo utilizzo si allarga rapidamente a diversi campi, da quello neurologico (distonie, tic, sudorazione eccessiva, certe forme di emicrania cronica), a dermatologico (acne, psoriasi), urologico (incontinenza) fino al psichiatrico. Secondo quanto dimostrano recenti studi clinici il botox è efficace anche per abbattere la depressione e per curare la cefalea.
Come affermato da molti esperti “la seconda vita di questa neurotossina è in realtà una prima vita” dato che già gli studi praticati negli anni ’70 da un oftalmologo americano, dottor Alan Scott, dimostrarono che iniettando minime quantità di botulino nel muscolo oculare si attenuava lo strabismo. Negli anni, però, gli oculisti hanno messo da parte il botulino perché assicura un effetto temporaneo (solo pochi mesi) e così lasciato negli armadietti degli ambulatori dagli uni, il farmaco fu preso in prestito da altri, i colleghi neurologi che hanno scoperto il carattere lenitivo sull’emicrania. Il botulino, infatti, distende i nervi sensoriali posizionati ai rispettivi lati della fronte, contrastando in tal maniera le distonie che possono colpire diverse parti del corpo come il torcicollo spasmodico, il blefarospasmo (chiusura incontrollabile delle palpebre), il crampo dello scrivano, l’incontinenza urinaria indotta dall’iperattività della vescica.
Da medicinale per capricciosi esso diviene così una buona – e seria – soluzione per chi soffre di disturbi di vario genere: “Il botulino ha un ruolo insostituibile nella terapia per l’iperidrosi primaria, cioè la sudorazione eccessiva. Circa il 2% della popolazione soffre di questa malattia sempre più diffusa in età pediatrica dai 7 ai 14 anni. In questo caso non agisce su tessuti nervosi o muscolari ma sulle ghiandole sudoripare con un’efficacia di 6-9 mesi”. Come spiega il professore Giuseppe Sito, vicepresidente dell’Associazione Italiana Terapia Estetica Botulino, l’uso di questo farmaco, che nella sostanza è una proteina prodotta in natura da un batterio, è piuttosto versatile. Esso può curare anche l’acne e appunto i forti mal di testa. Che cosa accade e come interviene il botulino? La tossina botulinica di tipo A viene iniettata nella zona in cui si avverte la contrazione e il dolore (generalmente spalle, collo, testa): l’operazione è composta da una serie di piccole iniezioni che stordiscono lo stimolo nervoso che causa la contrattura e la conseguente emicrania cronica. Dopo il trattamento i muscoli si distendono ottenendo un relax che può restare per circa sei-otto mesi. Dopo questa prima fase il trattamento può essere ripetuto ogni 12 settimane anche con uno scopo esclusivamente preventivo. Già la seconda volta i risultati saranno molto più duraturi.