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Festa della mamma, fiori e azalee contro i tumori femminili
Camminate in rosa ma anche fiori, azalee e omaggi floreali in tutte le piazze delle principali città italiane. In occasione della festa della mamma, che si celebra domenica 14 maggio, sull’intero territorio nazionale torna la campagna di sensibilizzazione e di informazione sul tema della salute delle donne, e in modo specifico di coloro che hanno affrontato una gravidanza.
ra i tanti attori che promuovono e sviluppano azioni c’è anche Orpea Italia, divisione italiana del Gruppo francese Orpea, e realtà di riferimento mondiale nella presa in carico globale e nella cura delle persone fragili. Sono 18 le strutture del Gruppo Orpea in tutta Italia, dal Piemonte alla Sardegna, che nel fine settimana dedicato alla mamma attiveranno i punti di distribuzione delle azalee della ricerca. Un fiore simbolo della lotta contro i tumori femminili, un dono speciale per tutte le mamme, un gesto di amore che vale doppio.
Tutti i proventi delle vendite saranno destinati ad AIRC per il sostegno dei ricercatori impegnati a trovare diagnosi sempre più precoci e terapie più efficaci per i tumori che colpiscono le donne. Seno, colon-retto, polmone, tiroide, melanoma, ovaio, utero e cervice: sono queste le forme di cancro che colpiscono maggiormente le donne, con 182 mila nuovi casi l’anno (dato 2022). L’emergenza sanitaria ha causato importanti ritardi negli screening e per questa ragione oggi i numeri restituiscono una fotografia per niente migliorata rispetto al 2022. Tra i tumori in forte ascesa nella popolazione femminile ci sono quello al polmone, dovuto al fumo e il melanoma, la cui formazione è causata dalla mancata protezione solare e dalla scorretta esposizione.
A questo proposito, circa il 75-80% delle pazienti arriva alla diagnosi di tumore ovarico con una malattia in fase avanzata e circa 10 su 100 scoprono un tumore ancora circoscritto alle ovaie o alla pelvi, generalmente nel corso di una visita periodica dal ginecologo. Per la diagnosi precoce del tumore dell’ovaio ad oggi non ci sono programmi di screening validati, fatta eccezione per le donne portatrici di alterazioni dei geni BReast CAncer gene 1 e 2 (BRCA1 e BRCA2). Inoltre, così come informa la Fondazione Veronesi, la diagnosi è resa difficile dalla posizione delle ovaie, situate in una zona del corpo poco accessibile. Anche i sintomi che possono fare sospettare il tumore sono molto vaghi e generici, ma è bene conoscerli.
Cosa possono fare dunque le donne per ridurre il rischio di una patologia che, pur essendo poco diffusa, registra in Italia oltre 5 mila nuove diagnosi l’anno e oltre 3 mila decessi? Certamente possono informarsi, assumendo consapevolezza non solo dei fattori di rischio, ma anche dei possibili campanelli d’allarme che possono fare la differenza in termini di possibilità di cura.