Fine vita, la Toscana è la prima regione italiana ad approvare la legge

È la Toscana la prima Regione italiana ad aver approvato una legge di iniziativa popolare sul suicidio medicalmente assistito. La decisione è stata presa dal Consiglio regionale con l’approvazione della norma sul fine vita che attua, a seguito della raccolta di 10.000 firme promossa dall’associazione ‘Luca Coscioni’ e alcune modifiche richieste dalla maggioranza, la sentenza della Corte Costituzionale del 2019. L’esito della votazione ha scatenato una serie di reazioni dal mondo politico e religioso.

“Chiediamo al Governo di impugnare immediatamente la legge toscana con un ricorso in Corte Costituzionale per conflitto di attribuzione tra poteri dello Stato”, così commenta Antonio Brandi, presidente di Pro Vita & Famiglia, da sempre contrari suicidio medicalmente assistito. “È davvero una sconfitta per tutti”, sono state le dure parole pronunciate dal cardinale Augusto Paolo Lojudice all’indomani dell’approvazione della legge regionale.

La legge, stabilendo tempi di risposta certi a garanzia di chi intende avvalersi del fine vita, fissa in 20 giorni (entro cui il Comitato per l’etica nella clinica ha sette giorni per esprime il proprio parere) il tempo utile per stabilire se ci siano oppure no i requisiti per l’accesso al suicidio assistito. Ma chi può considerare questa ipotesi? Una persona, ad esempio, tenuta in vita da trattamenti di sostegno vitale e affetta da una patologia irreversibile, fonte di sofferenze fisiche o psicologiche che ella reputa intollerabili, ma pienamente in grado di prendere decisioni libere e consapevoli, sempre che tali condizioni e le modalità di esecuzione siano state verificate da una struttura pubblica del servizio sanitario nazionale, previo parere del comitato etico territorialmente competente.

Una volta ottenuto l’esito positivo, entro dieci giorni saranno definite le modalità con cui si concretizzerà il suicidio assistito, come la scelta del farmaco. In questo caso sono previste due ipotesi alternative: la richiesta alla commissione di approvare un protocollo attuativo redatto dal medico di fiducia della persona interessata; la richiesta affinché il protocollo attuativo sia definito direttamente dalla commissione, d’accordo con la persona interessata. Trascorsi trenta giorni complessivi la norma garantisce, entro sette giorni e con il supporto del sistema sanitario regionale, la procedura.

Alessandro Notarnicola
Alessandro Notarnicola
Mi occupo di giornalismo e critica cinematografica. Dopo la laurea in Lettere e Filosofia nel 2013, nel 2016 ho conseguito la Laurea Magistrale in "Editoria e Scrittura". Da qualche anno mi sono concentrato sull'attività della Santa Sede e sui principali eventi che coinvolgono la Chiesa cattolica in Italia e nel mondo intero.

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