Reperire e investire fondi per sostenere progetti di lotta contro le pandemie nei Paesi che ne fanno richiesta. È questo l’obiettivo principale del Fondo Globale, nato nel gennaio 2002 e sostenuto oltre che dai paesi donatori e soggetti privati, anche dai rappresentanti dei paesi beneficiari nonché della società civile, come ONG e Associazioni che rappresentano le comunità colpite dalle malattie. Proprio con lo scopo di confermare questo sostegno, la Commissione europea ha annunciato un ulteriore contributo di 715 milioni di euro dal bilancio dell’Ue a favore del Fondo globale per il periodo 2023-2025, in occasione della settima conferenza di rifinanziamento del Fondo organizzata a New York dal presidente degli Stati Uniti Biden.
Insieme agli impegni assunti dagli Stati membri dell’Ue, Team Europa “conferma il suo impegno deciso a favore del Fondo globale con un contributo totale di oltre 4 miliardi per il periodo 2023-2025”. Il Fondo globale, un partenariato internazionale per la lotta contro l’Aids, la tubercolosi e la malaria, “ha già salvato 50 milioni di vite negli ultimi 20 anni”, fa sapere la Commissione tramite una nota condivisa. Il nuovo contributo si somma ai 150 milioni messi a disposizione nel 2022 per il meccanismo di risposta al Covid-19 (del Fondo globale, al fine di aiutare i Paesi a coprire i costi dei dispositivi di protezione individuale, dei test diagnostici e delle terapie). “Dopo aver unito le forze per combattere la Covid-19 – ha commentato la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen – dobbiamo tornare a fare fronte comune per sconfiggere altre malattie mortali. Il Fondo globale per la lotta contro l’Aids, la tubercolosi e la malaria contribuisce a salvare milioni di vite ed è per questo motivo che aumenteremo il contributo dell’Unione al Fondo, portandolo a 715 milioni di euro. Sarà un’ancora di salvezza per milioni di persone in più e contribuirà a migliorare la salute di tutti”.
L’Italia è uno dei principali donatori del Fondo globale. Non è un caso infatti che, da quando il Fondo Globale ha iniziato a muovere i primi passi, sia stato il nostro Paese ad ospitare i primi meeting internazionali. Sulla base dei dati globali più recenti, per 32 indicatori sanitari su 186 paesi, il rapporto Oms mostra che mentre le medie nazionali degli indicatori di HIV, TB e malaria sono generalmente migliorate nell’ultimo decennio, i sottogruppi più poveri, meno istruiti e rurali tendono a rimanere in una posizione di svantaggio nella maggior parte degli indicatori di HIV, TB e malaria. Dalla sua nascita ad oggi, il Fondo globale ha erogato più di 50 miliardi di dollari in più di 155 paesi per aiutare le comunità più bisognose. I dati dell’UNAIDS sull’epidemia di HIV e AIDS, stimano che nel 2020 a fronte di 37,7 milioni di persone che vivono con il virus, ci siano state 1,5 milioni di nuove diagnosi. Si stima invece che sempre nel 2020, 5,8 milioni di persone abbiano ricevuto una nuova diagnosi di TB, un calo del 18% rispetto ai 7,1 milioni di casi nel 2019. A livello globale migliorano anche i dati relativi alla malaria: l’incidenza dei casi (cioè numero di casi per 1000 abitanti in aree a rischio) si è ridotta, passando da 80 nel 2000, a 58 nel 2015, a 57 nel 2019. Tra il 2000 e il 2015, l’incidenza globale dei casi di malaria è diminuita del 27% mentre tra il 2015 e il 2019 è scesa di meno del 2%, mostrando un rallentamento del trend di diminuzione a partire dal 2015.
Attraverso la sua iniziativa Breaking Down Barriers, negli ultimi anni ha rafforzato i programmi che rimuovono le barriere ai servizi legate ai diritti umani: discriminazione, disuguaglianza di genere e violenza, criminalizzazione ed emarginazione socio economica.