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Giornata mondiale del Diabete, patologia diffusa anche tra i bambini
Oggi si celebra la Giornata mondiale del diabete, con eventi e manifestazioni in tutto il mondo.
La data è stata scelta dall’OMS non a caso: il 14 novembre 1891 è nato infatti Sir Frederick Grant Banting, che insieme a Charles Herbert Best ha scoperto dell’insulina, che venne somministrata per la prima volta l’11 gennaio 1922 al quattordicenne Leonard Thompson presso l’Università di Toronto.
Fu una scoperta straordinaria, che permise di dare speranza a tante famiglie.
Oggi sono in programma tante iniziative, promosse dalla Società Italiana di diabetologia (Sid): incontri nelle piazze e nei centri commerciali delle principali città con la misurazione della glicemia, dibattiti nelle scuole, manifestazioni per invitare all’attività fisica, illuminazione in blu dei principali monumenti delle città in collaborazione con le amministrazioni comunali.
La malattia è oggi diffusissima. “I numeri – come spiega Concetta Suraci, presidente di Diabete Italia – non sono incoraggianti: nel mondo una persona su 11 convive con il diabete ed è previsto che per il 2030 ci saranno 522 milioni di persone con diabete. Oltre un milione di bambini e adolescenti nel mondo hanno un diabete di tipo 1, ovvero quello autoimmune. Nel 2017 ci sono stati, a livello globale, quattro milioni di morti. In Italia ci sono 3,7 milioni di persone con diabete e una su tre non sa di averlo”.
Il diabete è una malattia cronica caratterizzata da iperglicemia, cioè un aumento dello zucchero (glucosio) nel sangue, a sua volta causata da una carenza (assoluta o relativa) di insulina, un ormone prodotto da alcune cellule del pancreas che svolge un ruolo fondamentale nel mantenimento del normale il livello di glicemia. Purtroppo, non colpisce solo gli adulti, ma anche i bambini. La forma più frequente nei bambini è il diabete mellito di tipo I, in cui vi è una carenza assoluta di insulina. Le cause sono, ad oggi, ancora sconosciute ma si sono fatte strada diverse teorie ( cause genetiche, ambientali, virali, infettive) ancora tutte da verificare. Poiché la carenza assoluta di insulina è incompatibile con la vita la diagnosi precoce è fondamentale e la terapia deve iniziare il prima possibile. Con la somministrazione dell’insulina, si può tenere sotto controllo la malattia e condurre una vita normale. “La Giornata – ha detto Rita Stara, vicepresidente di Diabete Italia – è un momento importante anche per attenzionare questa patologia, soprattutto in età pediatrica. Purtroppo a volte la diagnosi arriva tardi e i sintomi principali, ovvero sete intensa e urinazione abbondante unite alla perdita repentina di peso, sono sottovalutati anche dai pediatri o nei pronto soccorso. Eppure il diabete di tipo 1, quello autoimmune, è la malattia endocrina più diffusa nei bambini. In Italia ci sono 25 mila casi di diabetici di tipo 1 fino a 18 anni, su 240 mila complessivi”. Per saperne di più sul diabete giovanile, abbiamo fatto alcune domande alla dott.ssa Chiara Aceto, presidente dell’A.G.D. Grosseto (Associazione per il diabete giovanile di Grosseto), in un interessante articolo che verrà pubblicato nel prossimo numero di Health Online.
La malattia, pur essendo così diffusa, è spesso curata tardi, con tante complicanze. È una malattia sistemica che coinvolge nella sua gestione tutta la famiglia, soprattutto quando gli ammalati sono i piccoli. E il tema della giornata di quest’anno è proprio “Famiglia e diabete”. Il tema di quest’anno, ha sottolineato il presidente della Sid Francesco Purrello, “è l’importanza che può avere la famiglia rispetto alla comparsa e alla gestione della malattia. La SID ha deciso di mettere a fuoco in particolare il ruolo della famiglia nelle scelte alimentari. Soprattutto nel caso del diabete, si può dire che la salute inizia a tavola, visto lo stretto legame tra quantità, composizione della dieta e comparsa del diabete tipo 2, molto spesso dovuto proprio ad errori nell’alimentazione”. La prevenzione potrebbe evitare il 50% dei casi di diabete di tipo 2, basterebbe stare attenti alla dieta e fare attività fisica. Secondo gli esperti, il 70% delle morti premature, infatti, “è in gran parte legato ad un errato stile di vita dagli anni dell’adolescenza in poi”.