Il tumore al polmone è il “big killer” oncologico: in Italia l’incidenza di questo cancro è di oltre 38.000 casi l’anno per gli uomini e di oltre 8.000 per le donne. Da solo rappresenta il 20% di tutte le morti per tumore.
Dal 2012, il 1 agosto si celebra il “World Lung Cancer Day”, la Giornata Mondiale del Tumore al Polmone. E’una occasione di sensibilizzazione per diffondere la conoscenza sia dei fattori di rischio del cancro al polmone sia dei benefici di un trattamento precoce.
Il tumore del polmone, che si può sviluppare nelle cellule che costituiscono bronchi, bronchioli e alveoli può costituire una massa che ostruisce il corretto flusso dell’aria, oppure provocare emorragie polmonari o bronchiali. Non esiste un solo tipo di tumore al polmone, ma diverse tipologie di malattia a seconda del tessuto interessato. Il polmone può anche rappresentare la sede di metastasi provenienti da altri tipi di cancro, come quello della mammella.
Ci sono due tipologie principali, che insieme rappresentano più del 95% di tutte le neoplasie che colpiscono questi organi: il tumore polmonare a piccole cellule (detto anche microcitoma, 10-15%) e il tumore polmonare non a piccole cellule (il restante 85% circa). Entrambi sono originati dal tessuto epiteliale che riveste le strutture polmonari.
Il tumore a piccole cellule prende origine dai bronchi di diametro maggiore, è costituito da cellule di piccole dimensioni e si presenta in genere nei fumatori, mentre è molto raro in chi non ha mai fumato. La sua prognosi è peggiore rispetto a quella del tumore non a piccole cellule anche perché la malattia si diffonde molto rapidamente anche in altri organi. Il tumore a non piccole cellule si divide in tre tipologie: il carcinoma spinocellulare (detto anche squamocellulare o a cellule squamose) rappresenta il 25-30% dei tumori del polmone e nasce nelle vie aeree di medio-grosso calibro dalla trasformazione dell’epitelio che riveste i bronchi provocata dal fumo di sigaretta. È questo il tumore polmonare con la prognosi migliore; l’adenocarcinoma, che si presenta in circa il 35-40% dei casi e si localizza a livello dei bronchi di calibro minore. È il più frequente tra chi non ha mai fumato e a volte è dovuto alla presenza di cicatrici polmonari (per esempio per vecchie infezioni tubercolari o per pleuriti). Il carcinoma a grandi cellule è meno frequente (10-15%) e può comparire in diverse aree del polmone. Di solito tende a crescere e a diffondersi piuttosto rapidamente. Nel restante 5% dei casi il tumore non prende origine dall’epitelio, ma da tessuti diversi come, per esempio i tessuti nervoso ed endocrino (in questo caso si parla di carcinoide polmonare di origine neuroendocrina) o linfatico (in questo caso si tratta di linfoma polmonare).
Al quarto posto per diagnosi, questo tumore si conferma il primo killer oncologico. In Italia l’incidenza di questo cancro è di oltre 38.000 casi l’anno per gli uomini e di oltre 8.000 per le donne. Da solo rappresenta il 20% di tutte le morti per tumore ed è al primo posto come causa di morte per tumore negli uomini.
Nel 2015 si stima che nel nostro Paese siano stati diagnosticati 41.100 nuovi casi, dei quali due terzi negli uomini (29.400) e un terzo nelle donne (11.700). La causa principale è il fumo di sigaretta: fumare, o anche solo esporsi al fumo passivo, o ad agenti cancerogeni ambientali (amianto, cromo, arsenico, idrocarburi aromatici policiclici, cloruro di vinile, radon e nichel) e vivere in ambienti inquinati aumenta del 15% il rischio di contrarre il male.
Mutua MBA non si stancherà mai di ricordare a tutti l’importanza della prevenzione e di uno stile di vita sano: la prima cosa da fare è non fumare!
Ultimamente, sono più le donne ad ammalarsi. E questo perché sono spesso fumatrici incallite.
Nel corso della Conferenza Internazionale di Oncologia Toracica, che si è svolta a Napoli il mese scorso, si è ribadito il ruolo del fumo: “A conti fatti comunque, poco cambia: che si tratti di uomini oppure di donne, il fumo rimane il principale killer dei polmoni. La prova? Se domani la popolazione mondiale decidesse di smettere di fumare, tra 20/30 anni il carcinoma polmonare risulterebbe abbattuto del 90% come mai nessuna terapia potrà ottenere”, ha spiegato il dottor Cesare Gridelli, presidente dell’Associazione Italiana Oncologica Toracica (AIOT) e Direttore dell’Unità Operativa a Struttura Complessa di Oncologia Medica dell’Azienda Ospedaliera S.G.Moscati di Avellino. Gridelli ha sottolineato la necessità di attuare campagne di prevenzione primaria aggressive rivolte soprattutto ai trentenni: “Smettere di fumare a questa età significa garantirsi la possibilità di abbassare ai minimi termini il rischio di malattia. Cosa che non accade quando si abbandona la sigaretta a 50 anni”.
Spesso, questo tumore non presenta sintomi nelle fasi iniziali, ma se presenti, i più comuni sono tosse continua che non passa o peggiora, raucedine, sangue nel catarro, respiro corto, dolore al petto, perdita di peso e di appetito, stanchezza, infezioni respiratorie (bronchiti o polmoniti) frequenti. Una diagnosi tempestiva, come in molti altri casi, implica una ragionevole aspettativa di guarigione. Purtroppo, però, gli unici tentativi diagnostici utilizzabili per un programma di screening sono rappresentati dall’indagine radiografica del torace e dall’esame citopatologico (anche biomolecolare) dell’escreato, che nei molti studi clinici effettuati si sono dimostrati di scarsa sensibilità diagnostica. Hanno comunque potenzialità per gli individui ad alto rischio, per cui in quei casi è consigliabile l’esecuzione di una radiografia del torace in due proiezioni con cadenza annuale.
“Per sconfiggere un nemico così agguerrito – ha detto ancora Gridelli – è necessario che l’esercito sia ben organizzato e altamente specializzato, altrimenti armi efficaci e strategie rischiano di essere vanificate. E’ arrivato il momento che in Italia ci si organizzi in ‘Lung Unit’, sull’esempio delle ‘Breast Unit’ per il cancro alla mammella, che sono istituzionalizzate e rappresentano un punto di riferimento per il paziente, con equipe dedicate, risorse proprie e strategie mirate”.
“Lung Unit”, quindi, cioè unità organizzative all’interno delle principali strutture sanitarie, che diventino punti di riferimento per il paziente e che possano contare su equipe multispecialistiche altamente specializzate che permettano di assicurare il miglior percorso terapeutico possibile, dalla diagnosi alle terapie più innovative come l’immunoterapia.