Un dato allarmante e in leggera crescita: il 30% degli italiani soffre di insonnia. Certamente gli ultimi tempi non hanno rappresentato per nessuno un periodo di facile risoluzione, anzi. L’apprensione per un virus sconosciuto, l’allontanamento e l’accrescere di un individualismo dovuto alle misure di prevenzione, lo scoppio del conflitto mondiale alle porte dell’Europa, con relative conseguenze a svantaggio del quadro economico-sociale e aumento dei prezzi. Insomma, per gli italiani, e non solo, le preoccupazioni non mancano.
Non suscita dunque sorpresa alcuna la fotografia condivisa dal Santagostino Monitoring – Osservatorio sulla Salute, che riunisce un pool di data scientist e professionisti sanitari per produrre ed elaborare dati e ricerche sul tema della sanità, della prevenzione e del benessere. Dormire bene è una condizione che consente a tutti di vivere meglio e in salute. Nonostante questo, il 30% degli italiani dichiara di non farlo abbastanza e il 14% non è soddisfatto del proprio riposo. Disturbo che aumenta con l’età, maggiormente presente nelle donne, in chi è separato o divorziato, nei fumatori, in chi vive in una condizione di difficoltà socioeconomica e segna un peggioramento rispetto al 1996, anno in l’indice di insoddisfazione registrato era pari al 10%.
“Numerosi studi che si sono occupati delle conseguenze di Covid-19 – fa sapere il professore Giuseppe Plazzi, direttore del Centro per lo Studio e la Cura dei Disturbi del Sonno dell’Università di Bologna – mettono in luce come l’insonnia si posizioni al secondo posto (dopo il disturbo d’ansia) nelle sequele psichiatriche dei pazienti Covid. Indipendentemente dal background, inoltre, l’insonnia, una volta comparsa tende a divenire una condizione permanente, con tutti i rischi che questo comporta”. “Un sonno frammentato e disturbato predispone alla deposizione patologica nel cervello di proteine anomale, associate a fenomeni neurodegenerativi, all’infiammazione, all’arteriosclerosi. Riconoscere, quindi, un disturbo del sonno che ne comprometta qualità e durata consente un tempestivo trattamento che eviterà anche pericolose conseguenze diurne quali disturbi dell’umore, cognitivi, di attenzione e sonnolenza”.
Tuttavia, qualora l’insonnia dovesse diventare una condizione permanente vorrebbe dire che qualcosa non va. Se l’insonnia dura nel tempo infatti può causare problemi interpersonali, sociali e professionali, irritabilità, scarsa concentrazione, ansia e preoccupazione di non dormire. Non sono così pochi i casi in cui gli insonni cronici vanno incontro a depressione, ipertensione e problemi cardiaci. Chiaramente, non si tratta di una patologia ma di un disturbo che – se preso realmente in considerazione – può essere superato. Il primo passo è quello di rispettare dei ritmi sonno-veglia regolari, andando a letto e svegliandosi alla stessa ora, cercando di rilassarsi e lasciarsi andare. Esistono poi numerosi trattamenti che si sono dimostrati efficaci per combattere questo disturbo.