GRAN BRETAGNA: BREXIT E SALUTE. LE DICHIARAZIONI DEL MINISTRO DELLA SALUTE ITALIANO, BEATRICE LORENZIN

Brexit: che cosa succederà al sistema sanitario inglese, ora che la Gran Bretagna ha scelto di uscire dall’Unione Europea?

La Gran Bretagna esce dall’UE. Dopo l’esito del referendum, che ha visto prevalere il 51,9% pro Brexit, c’è molto fermento e le ipotesi per un futuro cambiamento non potevano mancare.
Adesso cosa succederà? E quali saranno le possibili conseguenze anche sulla sanità?
Alla vigilia del voto, Il British Medical Journal ha scritto che l’uscita della Gran Bretagna dalla UE e i vantaggi sul NHS (National Health Service, sistema sanitario inglese n.d.r), erano “semplicemente sbagliati”, e avvertiva che uscire dalla UE avrebbe significato meno soldi per l’assistenza sanitaria e una perdita di influenza sull’agenda farmaci e sulla ricerca.
Il Regno Unito attrae molti lavoratori qualificati dall’Europa. Essi costituiscono circa il 10% dei medici NHS e il 4% degli infermieri.
Anche Simon Stevens, amministratore delegato del governo alla supervisione del NHS, aveva sostenuto che sarebbe molto pericolosa una crisi economica e finanziaria nel momento in cui il NHS ha bisogno di ulteriori finanziamenti.
Attualmente, il servizio sanitario inglese verte in una crisi finanziaria senza precedenti, perciò è lecito ritenere che con i fondi pubblici che potrebbero diminuire, così come affermano economisti indipendenti, il NHS riceverebbe un colpo mortale una volta fuori dall’Unione europea.
Il NHS non è solo un beneficiario passivo di una forte economia, la salute è un fattore chiave per la crescita economica.Brexit
Per gli anti-Brexit il peggioramento dell’economia toglierebbe risorse alla sanità pubblica e il venir meno della libertà di movimento renderebbe più difficile assumere personale straniero, “spina dorsale” del sistema sanitario britannico. I rappresentanti della parte avversaria, invece, sono sempre più convinti che l’immigrazione, anche europea, causi troppe pressioni sul Servizio sanitario nazionale, facendo aumentare i tempi d’attesa al pronto soccorso e negli studi medici di famiglia.
Alla fine del dibattito, che ha tenuto alta l’attenzione dell’opinione pubblica internazionale, la maggioranza dei britannici ha scelto di abbandonare l’Unione europea e ora si pensa a quali saranno le ripercussioni, a breve e medio termine, sia all’interno del Paese che a livello europeo. Ancora non è chiaro come funzionerà l’assistenza sanitaria per gli italiani che vivono in Gran Bretagna, che era basata sulla reciprocità dei Paesi UE. Adesso il rischio per un italiano, sempre se non si arrivi a degli accordi speciali, come ad esempio quelli in vigore in Svizzera,  sarà quello di non avere più un trattamento gratuito nel pronto soccorso inglese, in caso dovesse presentarsi la necessità.
Il ministro della Salute italiano, Beatrice Lorenzin, all’indomani del quesito referendario, alle agenzia stampa ha dichiarato: “E’ uno shock che i Paesi fondatori non possono subire inermi. Stare fermi significa non capire il messaggio fortissimo che arriva dai cittadini europei”.
“La crisi inglese – ha commentato la Lorenzin –  ci insegna due cose. La prima è che l’ansia di consenso nel breve periodo può determinare disastri non voluti, e  Cameron verrà ricordato per Brexit. La seconda, invece, riguarda le motivazioni degli inglesi, che sono di tipo emozionale, legate agli effetti negativi della globalizzazione e alla crisi di leadership mondiale ed europea a fronte della lunga crisi del debito e del tema annunciato dell’immigrazione. In questo scenario, l’Italia compatta e unita può giocare un ruolo fondamentale rispetto a Francia, Germania, Spagna. La sterile politica del rigore tedesca non ha saputo accompagnare le necessità dei popoli europei, ne’ prospettare una via di sviluppo. Dobbiamo dare presto una costituzione politica all’Unione Europea, riformare ‘Lisbona’ e superare le incomprensibili gabbie burocratiche che non ci permettono di proseguire verso il futuro dell’Unione. L’Europa è la grande prospettiva di sviluppo per i giovani. In questo voto inglese c’è un conflitto generazionale che ci impone di ripensare i modelli di protezione socio sanitaria e sviluppo occupazionale”.

Nicoletta Mele
Nicoletta Mele
Laureata in scienze politiche. Dal 2001 iscritta all’ Ordine Nazionale dei Giornalisti. Ha collaborato con testate giornalistiche e uffici stampa. Dopo aver conseguito il master in “ Gestione e marketing di imprese in Tv digitale”, ha lavorato per 12 anni in Rai, occupandosi di programmi di servizio e intrattenimento. Dal 2017 è Direttore Responsabile di Health Online, periodico di informazione sulla sanità integrativa.

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