Questo sito Web utilizza i cookie per offrirti la migliore esperienza utente possibile. Le informazioni sui cookie sono memorizzate nel tuo browser ed eseguono funzioni come riconoscerti quando ritorni sul nostro sito web e aiutando il nostro team a capire quali sezioni del sito web trovi più interessanti e utili.
Guerra in Ucraina, 31 attacchi all’assistenza sanitaria dall’inizio della guerra
L’assistenza e i servizi sanitari devono essere protetti da tutti gli atti di violenza e gli ostacoli. Dal 24 febbraio scorso sono oltre trenta le strutture sanitarie colpite dalle bombe e distrutte nell’ambito del conflitto che contrappone Russia e Ucraina e che ad oggi registra un esodo di oltre 1,2 milioni di profughi (di questi ben 35 mila arrivati in Italia). A fornire i dati concreti sono le Direttrici generali dell’Unicef Catherine Russell e dell’Unfpa Natalia Kanem insieme al Direttore generale dell’Oms Tedros Adhanom Ghebreyesus. Oggi, scrivono nella nota congiunta, “chiediamo la cessazione immediata di tutti gli attacchi all’assistenza sanitaria in Ucraina”. Questi orribili attacchi stanno uccidendo e causando gravi ferite a pazienti e operatori sanitari, distruggendo infrastrutture sanitarie vitali e costringendo migliaia di persone a rinunciare all’accesso ai servizi sanitari nonostante le terribili necessità.
In Ucraina, dall’inizio dell’azione militare avviata in piena notte dal Cremlino, sono stati documentati 31 attacchi all’assistenza sanitaria attraverso il Sistema di sorveglianza degli attacchi all’assistenza sanitaria (SSA) dell’Organizzazione mondiale della sanità. Sempre sulla base dei dati registrati, in 24 incidenti le strutture sanitarie sono state danneggiate o distrutte, mentre in cinque casi le ambulanze sono state danneggiate o distrutte. Questi attacchi hanno causato almeno 12 morti e 34 feriti, e hanno colpito l’accesso e la disponibilità di servizi sanitari essenziali. L’Oms sta verificando ulteriori rapporti, poiché gli attacchi continuano ad essere segnalati nonostante gli appelli alla protezione dell’assistenza sanitaria.
Sono negli occhi di tutti le immagini delle due partorienti ferite di Mariupol colpite dagli attacchi all’ospedale pediatrico della città ma anche da una gogna mediatica che ha messo in discussione la veridicità delle foto diventate in pochi minuti virali. Una di loro non ce l’ha fatta e rientra tra le oltre 1200 vittime di civili ucraini.
“Attaccare i più vulnerabili, neonati, bambini, donne in gravidanza, coloro che già soffrono di malattie e disturbi e gli operatori sanitari che rischiano la propria vita per salvare vite umane, è un atto di crudeltà inconcepibile”, denunciano nella loro comunicazione Russell, Kanem e Ghebreyesus. Gli attacchi all’assistenza sanitaria e agli operatori sanitari hanno un impatto diretto sulla capacità delle persone di accedere ai servizi sanitari essenziali – specialmente donne, bambini e altri gruppi vulnerabili. Abbiamo già visto che i bisogni di assistenza sanitaria delle donne in gravidanza, delle neomamme, dei bambini più piccoli e degli anziani all’interno dell’Ucraina stanno aumentando, mentre l’accesso ai servizi è fortemente limitato dalla violenza.
Nel paese, dall’inizio della guerra, si registrano più di 4.300 nascite e si prevede che 80.000 donne ucraine partoriranno nei prossimi tre mesi. L’ossigeno e le forniture mediche, anche per la gestione delle complicazioni della gravidanza, si stanno esaurendo pericolosamente. Il sistema sanitario in Ucraina è chiaramente sotto pressione, e il suo collasso sarebbe una catastrofe. Ogni sforzo deve essere fatto per evitare che questo accada. Il diritto internazionale umanitario e i diritti umani devono essere rispettati, e la protezione dei civili deve essere la nostra massima priorità.