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HIV, CON UNO STUDIO ITALIANO SI APRONO NUOVE PROSPETTIVE PER UNA CURA FUNZIONALE
Dopo 8 anni di ricerca su 92 volontari il vaccino Tat, made in Italy, per pazienti sieropositivi in terapia antiretrovirale (cART) potrebbe ridurre il controllo dell’infezione senza ricorrere almeno per un periodo, alla terapia farmacologica. A rivelarlo è stato il risultato del follow-up, pubblicato sulla rivista Frontiers in Immunology, di pazienti trattati con il vaccino Tat messo a punto dall’équipe guidata da Barbara Ensoli, direttore del Centro nazionale per la ricerca su HIV/Aids dell’Istituto superiore di sanità.
“Si aprono nuove prospettive per una cura funzionale dell’Hiv – ha dichiarato la dottoressa Barbara Ensoli – ossia una terapia in grado di controllare il virus anche dopo la sospensione dei farmaci antiretrovirali. In tal modo, si profilano opportunità preziose per la gestione clinica a lungo termine delle persone con Hiv, riducendo la tossicità associata ai farmaci, migliorando l’aderenza alla terapia e la qualità di vita, problemi di grande rilevanza soprattutto in bambini e adolescenti, con l’obiettivo, in prospettiva, di giungere all’eradicazione del virus”.
Secondo i dati dell’Istituto Superiore della Sanità ad oggi sono ben 40 milioni di persone nel mondo convivono con l’infezione da HIV, la metà delle quali senza ricevere alcuna terapia.
La ricerca di una cura dell’HIV, insieme alla prevenzione dell’infezione, ha rilevato l’Istituto, è “un’assoluta priorità della comunità scientifica internazionale anche per le vaste risorse che l’HIV/AIDS sottrae alla lotta alla povertà e alle ineguaglianze nel mondo”.
Il nuovo studio, dal nome “Continued decay of HIV proviral DNA upon vaccination with HIV-1 Tat of subjects on long-term ART: an 8-year follow-up study”, e stato condotto in otto centri clinici in Italia (ospedale San Raffaele di Milano, ospedale Sacco di Milano, ospedale San Gerardo di Monza, ospedale Universitario di Ferrara, policlinico di Modena, ospedale S.M. Annunziata di Firenze, Istituto San Gallicano – Istituti Fisioterapici Ospitalieri di Roma, policlinico Universitario di Bari), riassume i dati del monitoraggio clinico a lungo termine di 92 volontari vaccinati del precedente studio clinico ISS T-002. Secondo gli autori dello studio i volontari trattati con cART e vaccinati con la proteina Tat hanno mostrato un forte calo del Dna provirale nel sangue, avvenuto con una velocità in media 4-7 volte maggiore di quella osservata in studi analoghi in pazienti trattati solo con cART.
Per la dott.ssa Ensoli la vaccinazione “può conferire ai pazienti la capacità di divenire post-treatment controllers, cioè di controllare il virus senza assunzione di farmaci per periodi di tempo la cui durata dovrà essere valutata con specifici studi clinici. Ii risultati dello studio aprono la strada a studi di interruzione programmata e controllata della terapia nei volontari in trattamento con cART vaccinati con Tat, attualmente in corso di pianificazione proprio allo scopo di verificare questa ipotesi”.
Di seguito il link degli articoli precedenti pubblicati sulla voce di Mba sul tema HIV/AIDS