Per la maggior parte la salute è “avere un corpo scolpito, poter realizzare ambizioni e soddisfare bisogni, stare bene fisicamente, psicologicamente, con se stessi e con gli altri”.
I dati lo dimostrano. Qualche mese fa è stato presentato il nuovo indice dell’economia e della società digitali da parte della Commissione Europea, dal quale si evince il progresso della digitalizzazione in Europa: la maggior parte dei cittadini, il 75% nel 2014 (il 72% nel 2013), con percentuali che variano dal 93% del Lussemburgo al 48% della Romania, utilizza internet regolarmente. Insomma, siamo tutti colpiti dalla digital-mania, ma i giovani sono i più attivi e “connessi” al web tanto da ricorrere a internet anche per cercare delle informazioni sulla salute: lo fanno 4 adolescenti su 5. Solo il 45% avverte la necessità di confrontarsi con i genitori, il 91% si sente ansioso perché non è in grado di gestire le informazioni e l’82% invece, non riesce a comprenderle.
Tra quelli che navigano su internet, il 33% è costituito da ragazzi che vanno alla ricerca di notizie prevalentemente riguardanti la sessualità e il 34% da ragazze che cercano soprattutto informazioni sull’alimentazione.
Per gli adolescenti la salute è avere un corpo scolpito, poter realizzare ambizioni e soddisfare bisogni, stare bene fisicamente, psicologicamente, con se stessi e con gli altri. Per altri invece, è la morte o la materialità del possesso. La salute è, quindi, per i giovani la rappresentazione ideale di ciò che vogliono essere. A tal proposito si rivolgono al web per cercare, in primis, le notizie relative al benessere, allo “stare in buona salute” per avere un corpo in forma attraverso il controllo dell’alimentazione, anche se, a seconda dell’età, la ricerca cambia: a 20 anni l’argomento più “gettonato” tra il 75% delle donne è quello relativo alle malattie sessualmente trasmissibili, tema che invece interessa il 35% delle ragazze adolescenti che ricercano di più le notizie inerenti la forma fisica e l’alimentazione. Per i maschi la situazione è esattamente contraria: gli adolescenti si rivolgono a internet per avere informazioni sulla sessualità mentre verso i 19 anni gli argomenti sui quali mostrano maggiore attenzione sono la forma fisica e l’alimentazione. E’ pari al 43% per le ragazze di 15 anni e il 57% maschi la percentuale che differenzia i due sessi sulle ricerche inerenti il tema delle droghe e dell’alcool, ma diminuisce per le ragazze, il 34% e continua ad aumentare per i ragazzi, il 66%, verso i 17 anni.
Qual è invece il loro atteggiamento nei confronti delle malattie? Il 33% dei maschi e il 34% delle femmine cerca informazioni relative alle malattie soprattutto per risalire ai sintomi e all’identificazione, percentuale che cresce con l’età, infatti il 43% delle femmine di 17 anni e il 41% di quelle di 19 anni hanno interesse a conoscere da cosa sono determinate le malattie.
Sono questi i principali risultati di un’indagine del progetto Diagno – Click patrocinato dall’Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza e promosso dall’associazione FamilySmile, condotta su un campione di 1713 adolescenti dai 14 ai 19 anni delle scuole superiori in 10 regioni italiane.
Si ricorre alla rete per cercare informazioni inerenti ai problemi di salute solo per la velocità delle risposte? Come interpretarle? Sono affidabili? In questo contesto, qual è il ruolo dei genitori?
Perché i giovani si rivolgono al web per avere risposte sulla propria salute? E’ la voglia di sentirsi autonomi a 360 gradi che porta a questi risultati?
“Dobbiamo ricordare che i nostri figli sono nativi digitali, abituati perciò a consultare il web costantemente. Internet è una fonte di informazioni rapida, ubiqua e sempre aggiornata, che ha però una pecca evidente: l’affidabilità dei contenuti. Se è vero, dunque, che i giovani possono incappare in nozioni non verificate, bisogna tener presente anche un altro aspetto: per loro la salute equivale a stare bene, essere in forma, apparire belli. Un concetto che si lega più all’estetica che al benessere proprio in risposta al bisogno di essere accettati dal gruppo dei pari.”
Per un tema così delicato non dovrebbero essere altri, famiglia e medico, i principali e primari interlocutori?
“Si, certo. È importante che la famiglia diventi il primo punto di riferimento del minore attraverso la creazione di occasioni di dialogo. In questi contesti protetti, noi genitori possiamo fare domande e instaurare una relazione che non faccia sentire i nostri figli a disagio, spingendoli a cercare informazioni altrove. Anche il rapporto con il medico dovrebbe essere incentrato sulla fiducia, anche se il discorso è leggermente diverso: il passaggio dal pediatra, che accompagna i nostri figli fino all’età di 14 anni, al medico di base è un punto delicato della crescita dei figli, poiché implica la costruzione di un nuovo rapporto fiduciario tra medico e paziente. Una relazione che deve essere costruita con il tempo grazie al supporto dei genitori”.
La percentuale che si rivolge ai genitori dopo aver cercato sul web si attesta al 45%. In questo modo il rischio non è quello che il web si sostituisca, nel tempo, al ruolo genitoriale?
“Il rischio esiste ed è concreto, ma strettamente correlato a quanto la famiglia è “presente” nella vita del minore. La soluzione migliore è sempre quella di affiancare nostro figlio nella navigazione e nella ricerca delle informazioni, educandolo anche a selezionarle con spirito critico e sempre maggiore cognizione della credibilità della fonte. D’altronde, esiste anche la possibilità che i genitori stessi, pur non essendo in possesso delle competenze per valutare l’autorevolezza di un contenuto, facciano lo stesso errore dei figli. Ecco perché è bene rivolgersi a uno specialista che ha la preparazione per fornire un parere qualificato”.
Obiettivo dello studio è quello di far sì che i ragazzi siano sempre più consapevoli rispetto alla propria salute e a munirli di strumenti critici per selezionare le notizie meno affidabili che circolano su internet. E’ stata così annunciata la possibile realizzazione di un’App, la cui funzione è quella di dare risposte chiare alle domande sulla salute attraverso un linguaggio consono alla loro età e attraverso il quale gli adolescenti possano riconoscersi.
Dottoressa Scala che ne pensa della realizzazione di un’App ad hoc?
“L’app può essere una soluzione positiva, capace di avvicinarsi al mondo dei giovani con il loro linguaggio. È necessario però che dia accesso a informazioni sempre verificate e autorevoli, soprattutto per un tema delicato come la salute. Tuttavia questo espediente tecnologico deve considerarsi un incentivo alle buone pratiche e non un loro surrogato, vale a dire: non deve in alcun modo sostituirsi al ruolo di genitori e medici che possono rispondere ai problemi di salute del soggetto in modo più personalizzato ed efficace”.