“Sui passi di Papa Francesco”.
È questo il tema del pellegrinaggio promosso dall’Amci, l’associazione dei medici cattolici italiani che si svolgerà in Argentina il prossima anno, dal 13 al 23 marzo.
Si tratta di un’iniziativa promossa per testimoniare la fedeltà al Pontefice latinoamericano, definito dal presidente nazionale dell’Amci Filippo Maria Boscia “cardine ineludibile per i medici cattolici che devono uscire nel mondo per incontrare le sofferenze dalle persone”.
Il pellegrinaggio, che godrà della presenza dell’assistente nazionale Amci, cardinale Edoardo Menichelli, si articolerà in diverse tappe.
In programma ci sono le visite a Buenos Aires, Iguazu e Cordoba. E una giornata dedicata ai luoghi del Papa: Istituto salesiano Wilfrid Baròn (frequentato da un Bergoglio ancora adolescente), parrocchia intitolata a San Juan Diego (la prima chiesa al mondo dedicata al Santo fuori dal suo paese di origine, il Messico, che il Papa volle realizzare ai tempi in cui era vescovo di Buenos Aires), basilica di San Josè de Flores (dove, si racconta, Francesco sentì la chiamata), Colegio Maximo de San Josè (prestigioso istituto dei gesuiti dove il Papa ha studiato filosofia e teologia e di cui fu rettore. Grazie al suo intervento la biblioteca del collegio divenne la più importante biblioteca di teologia del Continente), Calle Juan Cruz Varela (dove si trova la casa in cui nacque Bergoglio), parrocchia Cuore Immacolato di Maria (dove il Pontefice collaborò come catechista).
Prevista inoltre una visita alla missione gesuita meglio conservata tra quelle fondate in Argentina, Brasile e Paraguay: San Ignacio Minì.
Nel 1984 la missione entrò a far parte dell’elenco del Patrimonio dell’umanità dell’Unesco. Quella che è possibile vedere oggi a San Ignacio è in realtà il frutto di un’opera di restaurazione totale, eseguita negli anni quaranta del secolo scorso, che ha riportato alla luce una delle missioni più emblematiche e significative della Compagnia di Gesù nel Nuovo Mondo.
La prenotazione può essere effettuata telefonicamente e/o via mail all’Amci (06.68.73.109-205- amci@amci.org) entro e non oltre il 3 ottobre.
Quella dell’Amci è una storia che affonda le basi in un periodo buio per l’Italia. Erano gli anni del secondo conflitto mondiale, in piena occupazione tedesca, nel 1943, ebbe inizio all’Istituto Cattolico Attività Sociali una vera e propria ricostruzione delle Unioni Professionali. Come ricordava Luigi Gedda in una delle sue ultime interviste: “Si avvertiva la necessità di sviluppare le organizzazioni di apostolato dei laici, integrandole con organizzazioni ‘orizzontali’ per categorie, capaci di dare ai loro iscritti una formazione specifica ed una capacità di incidere in ambienti professionali.”
Il 5 luglio 1944, un gruppo di medici guidati dal professor Luigi Gedda, presidente della Gioventù Italiana di Azione Cattolica, si riunì nella chiesa romana di S. Carlo ai Catinari dando vita a un’associazione di medici cattolici; tra essi medici ospedalieri, universitari e funzionari della sanità pubblica, ma tutti accomunati dall’appartenenza e da un grande impegno responsabile nell’Azione Cattolica.