È stato presentato l’ultimo censimento ufficiale dei tumori in Italia, giunto all’8/a edizione, grazie al lavoro svolto dall’Associazione Italiana di Oncologia Medica (AIOM), dall’Associazione Italiana Registri Tumori (AIRTUM), dalla Fondazione AIOM e PASSI (Progressi Aziende Sanitarie per la Salute in Italia) raccolto nel volume ‘I numeri del cancro in Italia 2018’, presentato al Ministero della Salute.
In generale, quest’anno rispetto al 2017 c’è stato un aumento, in termini assoluti, di 4.300 diagnosi.
Complessivamente sono stimati 373.300 nuovi casi di tumore: 194.800 uomini e 178.500 donne.
“Nel nostro Paese ogni giorno circa 1.000 persone ricevono una nuova diagnosi – ha spiegato Stefania Gori, Presidente nazionale AIOM e Direttore dipartimento oncologico, IRCCS Ospedale Sacro Cuore Don Calabria-Negrar -. Negli uomini, continua il calo dei tumori del polmone e della prostata e nelle donne dell’utero e dell’ovaio. Nella popolazione generale, diminuiscono le neoplasie dello stomaco e del colon-retto. Crescono però quelle del pancreas, della tiroide e il melanoma, e, nelle donne, i tumori della mammella e del polmone, quest’ultimo per la sempre maggiore diffusione dell’abitudine al fumo nella popolazione femminile. I tumori non solo sono curabili ma anche guaribili, grazie a terapie sempre più efficaci e alle campagne di prevenzione. Infatti, il 27% dei pazienti vivi dopo la diagnosi – ha detto la presidente AIOM –
torna ad avere (dopo un periodo di tempo diverso in base al tipo di tumore, al sesso, all’età di insorgenza) la stessa aspettativa di vita della popolazione generale: nel 2010 erano 704.648, nel 2018 sono 909.514, con un incremento del 29%”.
I numeri del nuovo Rapporto:
Il tumore alla mammella è il più frequente: nel 2018 sono stimati 52.800 nuovi casi (erano 51.000 nel 2017). Lo scorso anno il più diagnosticato era il tumore al colon-retto e quello del polmone ma i nuovi numeri li danno dietro a quello della mammella: colon-retto (51.300, erano 53.000 nel 2017) e il tumore al polmone (41.500, erano 41.800 nel 2017).
Per quanto riguarda l’incidenza questa risulta essere inferiore al Meridione rispetto al Nord del Paese con una percentuale pari al 13% per gli uomini e il 16% per le donne.
Quali sono le Regioni con il più alto tasso di diagnosi stimate?
Secondo il nuovo rapporto sono la Lombardia (64.200) seguita dal Lazio (33.850) e dal Veneto (31.850).
La sopravvivenza a 5 anni divide l’Italia in due: in Emilia-Romagna e Toscana (56% uomini e 65% donne in entrambe le Regioni) si sopravvive di più, mentre al Sud la situazione è opposta, le percentuali in Campania sono del 50% e del 59%, in Sicilia del 52% per gli uomini e del 60% per le donne e per la Sardegna del 49% e del 60%.
Da cosa dipendono le differenze regionali?
Dalla scarsa adesione ai programmi di screening che sono ancora poco diffusi e dagli stili di vita scorretti.
Per Lucia Mangone, presidente AIRTUM oggi in Italia il 63% delle donne e il 54% degli uomini sono vivi a 5 anni dalla diagnosi. Il nostro Paese, se valutato nel complesso, presenta un quadro di sopravvivenza pari o superiore alla media europea, ma, scendendo nel dettaglio regionale, da quanto è emerso dal Rapporto “la residenza diventa un determinante prognostico importante che indica una disomogeneità nell’accesso a programmi di diagnosi precoce e a cure di alta qualità, con una discriminazione dei cittadini del Meridione purtroppo ancora presente, sebbene la tendenza sia in miglioramento rispetto al passato”. Inoltre nel Sud, dove gli screening oncologici sono ancora poco diffusi, non si registra la riduzione della mortalità e dell’incidenza dei tumori della mammella, del colon-retto e della cervice uterina, osservata invece nelle altre Regioni in cui l’adesione a questi programmi è più alta.
Il fumo di sigaretta è il principale fattore di rischio per molti tumori: in Italia sono attribuibili a questa pericolosa abitudine ogni anno circa 93mila morti e le sigarette costituiscono la prima causa di perdita di anni di vita in buona salute. Il fumo di tabacco è fortemente associato ai tumori del polmone, del cavo orale e gola, esofago, pancreas, colon, vescica, prostata, rene, seno, ovaie e ad alcuni tipi di leucemie.
La prima causa di morte oncologica è costituita dal carcinoma del polmone (33.836 decessi nel 2015), seguito dal colon-retto (18.935), mammella (12.381), pancreas (11.463) e fegato (9.675).
Con la presentazione del Rapporto gli oncologi hanno scattato una fotografia sulla diffusione e l’incremento del fumo: Il 26% degli italiani, infatti, fuma e le generazioni di giovani adulti sono le più esposte. Fra gli uomini, la quota maggiore di fumatori si registra fra i più giovani, con meno di 35 anni, più elevata fra i 25-34enni rispetto ai giovanissimi (18-24 anni). La situazione è preoccupante al Sud “che vede – come – ha sottolineato Maria Masocco, Responsabile Coordinamento Nazionale del programma di monitoraggio PASSI – un significativo aumento delle fumatrici fra le 25-34enni e una sostanziale stazionarietà di questa abitudine nelle nuove generazioni delle 18-24enni. In generale, nelle giovani donne che vivono nelle Regioni del Sud si registra, negli ultimi anni, un preoccupante incremento di fumatrici tale da annullare il vantaggio storico, per bassa prevalenza di questa abitudine, rispetto alle donne del Centro-Nord. A questo quadro si aggiungono in queste aree le alte percentuali di altri fattori di rischio per cattivi stili di vita (sedentarietà ed eccesso di peso) e una bassa copertura degli screening oncologici per la diagnosi precoce dei tumori della mammella, del colon-retto e della cervice uterina. Per questo è fondamentale investire in campagne di prevenzione”.