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Ictus, essere tempestivi salva la vita
Rappresenta la prima causa di disabilità e la terza di morte immediatamente dopo le malattie del cuore e i tumori. Sabato 29 ottobre si è celebrato la Giornata mondiale dell’ictus – World Stroke Day, malattia cerebrovascolare acuta dovuta all’improvvisa ostruzione (da parte di un trombo o di un embolo; ictus ischemico) oppure dalla rottura (ictus emorragico) di un vaso sanguigno che irrora l’encefalo. Considerata la particolare gravità di questa patologia e la sua posizione privilegiata sul podio dei nemici della salute dell’uomo, è quanto mai necessario sensibilizzare la popolazione sull’importanza di riconoscere in tempi rapidi i sintomi dell’ictus e sulla necessità di accedere da subito a un trattamento specialistico per ridurre quanto più possibile i danni cerebrali provocati da questa grave patologia “tempo-dipendente”, risparmiando vite e disabilità.
È questo l’invito del Ministero della Salute che in occasione della giornata mondiale ha diffuso alcuni dati epidemiologici da cui emerge come ogni minuto sia realmente prezioso. L’azione preventiva infatti contribuirebbe per circa l’80% dei casi ad una massiccia riduzione su scala dell’ictus e al raggiungimento di obiettivi globali per diminuire anche altre patologie quali le malattie cardiovascolari, il cancro, il diabete, e altre cause di invalidità e morte. In che modo è possibile prevenire? Mangiando sano e sulla base delle indicazioni della dieta di tipo mediterraneo (frutta, verdura, cereali, olio), eliminando il consumo di alcol (o ridurlo al minimo) e praticando attività fisica.
Il presupposto: ogni secondo che si ritarda sono bruciati 32mila neuroni e per ogni minuto ben 1,9 milioni. La mortalità per ictus è del 20-30% a 30 giorni dall’evento e del 40-50% a distanza di un anno, mentre il 75% dei pazienti sopravvissuti presenta qualche forma di disabilità che nella metà dei casi comporta perdita dell’autosufficienza. La prevalenza e l’incidenza dell’ictus aumentano con l’età, in particolare a partire dai 55 anni; dopo i 65 anni l’aumento dell’incidenza è esponenziale. A livello mondiale si stima che nel 2019 l’ictus abbia causato 6,55 milioni di decessi (84,2 per 100.000), risultando la seconda causa di morte dopo la cardiopatia ischemica, con una incidenza di 12,2 milioni di casi (150,8 per 100.000) e una prevalenza di 101 milioni di casi (1.240,3 per 100.000). Più frequente è la forma ischemica di ictus, che ha provocato 3,29 milioni di decessi (43,5 per 100.000), seguono l’emorragia intracerebrale, causa di 2,89 milioni di decessi (36 per 100.000) e l’emorragia subaracnoidea, causa di circa 373 mila decessi (4,7 per 100.000).
In Italia, stando ai dati raccolti nel Rapporto annuale sull’attività di ricovero ospedaliero del 2019, sono stati registrati 86.360 ricoveri per acuti in regime ordinario per ictus (codice 014 – Emorragia intracranica o infarto cerebrale) e 55.074 decessi per malattie cerebrovascolari (22.186 maschi e 32.888 femmine), che rappresentano l’8,8% di tutti i decessi verificatisi nel nostro Paese in quell’anno.
Come riconoscere l’ictus? La comparsa improvvisa di perdita di forza o sensibilità a un braccio o a una gamba, la bocca che si storce, l’oscuramento o la perdita della vista da un solo occhio o in una parte del campo visivo, l’incapacità di esprimersi o di comprendere ciò che ci viene detto, un mal di testa violento, sono tutte potenziali manifestazioni di un ictus. Di fronte a questi sintomi è importante contattare il 118 o andare in ospedale, possibilmente nelle strutture dotate dei Centri organizzati per il trattamento, cioè le Unità Neurovascolari (Centri Ictus o Stroke Unit), considerato che la possibilità di essere curati è relazionata alla precocità della somministrazione delle terapie.