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ICTUS: E’ PREVEDIBILE NEL 90% DEI CASI, UNO STILE DI VITA SANO AIUTA

In Italia, l’ictus cerebrale rappresenta la terza causa di morte ed è la prima causa assoluta di disabilità. Secondo un recente studio, gli ictus sono prevenibili nel 90% dei casi, e sulla base di 10 fattori legati allo stile di vita ed alla salute, quasi tutti modificabili, dall’inattività fisica allo stress, dall’ipertensione arteriosa al diabete.

L’Oms definisce l’ictus come una improvvisa comparsa di segni e/o sintomi riferibili a deficit focale e/o globale (coma) delle funzioni cerebrali, di durata superiore alle 24 ore o ad esito infausto. È una lesione cerebro-vascolare causata dall’interruzione del flusso di sangue al cervello, per l’ostruzione o la rottura di un’arteria. Quando un’arteria nel cervello scoppia o si ostruisce, fermando o interrompendo il flusso di sangue, i neuroni, che si ritrovano senza ossigeno e senza i nutrimenti necessari anche solo per pochi minuti, cominciano a morire.  Come un attacco di cuore, l’ictus può colpire improvvisamente, spesso senza preavviso e senza dolore; a volte può essere preceduto da alcuni sintomi, come un mal di testa intenso e improvviso.
Nel nostro Paese, l’ictus cerebrale rappresenta la terza causa di morte ed è la prima causa assoluta di disabilità. Rappresenta, inoltre, la seconda forma più comune di demenza, soprattutto nelle persone anziane.

Secondo le statistiche, nel nostro Paese ogni anno ci sono oltre 200.000 nuovi casi di ictus, di cui 10mila riguardano persone con meno di 54 anni. Circa il 20% delle persone colpite da ictus cerebrale per la prima volta muore entro un mese; un altro 10% entro il primo anno. Di tutti gli altri, circa 1/3 sopravvive con un grado di disabilità spesso elevato, tanto da renderle non più autosufficienti, 1/3 circa presenta un grado di disabilità lieve o moderata, e 1/3, i più fortunati o comunque coloro che sono stati colpiti da un ictus in forma lieve, restano autonomi e autosufficienti. Se la disabilità è importante, è necessaria l’istituzionalizzazione in reparti di lungodegenza o in residenze sanitarie assistenziali; le famiglie che se lo possono permettere, attrezzano la casa per ospitare il paziente, magari con l’aiuto di una badante. I costi sono quindi elevatissimi, sia per le famiglie che per il Servizio Sanitario Nazionale. Secondo quanto riportato da A.L.I.C.e., Associazione per la Lotta all’Ictus Cerebrale, una persona colpita da ictus nella fase acuta della malattia costa circa 10.000 euro, mentre l’invalidità permanente di chi sopravvive comporta poi negli anni successivi una spesa di circa 100.000 euro. Per non parlare dei costi psicologici. Insomma, si tratta di un vero e proprio dramma sociale.
Gli ictus sono prevenibili nel 90% dei casi, e sulla base di 10 fattori legati allo stile di vita ed alla salute, quasi tutti modificabili. Lo afferma un nuovo studio internazionale, effettuato su 27.000 persone in ogni continente, guidato da Martin O’Donnell della McMaster University di Hamilton, in Canada e della HRB-Clinical Research Facility di Glway in Irlanda, e pubblicato su “Lancet”. “Anzitutto lo studio conferma che il fattore principale modificabile per ridurre l’incidenza degli ictus e’ l’ipertensione arteriosa”, ha dichiarato O’Donnell alla stampa. Gli scienziati hanno calcolato quanto l’eliminazione di uno specifico fattore ridurrebbe i pericoli di ictus. Questi sono i risultati: eliminazione ipertensione: -48% rischi ictus; inattività fisica: -36%;  grassi nel sangue: -27%;  cattiva alimentazione: -23%;  obesità: -19%;  fumo -12%; cardiopatie: -9%;  stress: -6%;  alcol: -6%; diabete: -4%. Il totale di questi fattori di rischio uniti ha raggiunto quota 90,7%.
Lo scorso 7 luglio è stato presentato l’Osservatorio ictus Italia, nato dalla collaborazione tra l’associazione per la lotta all’ictus Cerebrale (A.L.I.Ce.) e l’intergruppo parlamentare sui problemi sociali dell’ictus, con la partecipazione di Italian Stroke Organization (I.S.O.) e European Stroke Organization (E.S.O.), che si propone di promuovere interventi di carattere normativo, legislativo, tecnico ed economico in materia di prevenzione e cura dell’ictus e di fare ricerche. Negli stessi giorni, alla Camera dei deputati una risoluzione, che propone un percorso virtuoso alla sanità italiana per affrontare l’ictus, a partire dagli stili di vita, la prevenzione primaria, la fase acuta della malattia, la prevenzione secondaria e la riabilitazione. “Noi vorremmo che nascesse un modello per far sì che non sia più il paziente a dover cercare cosa fare ma che questo si possa affidare al sistema sanitario. Naturalmente tutto questo, per essere efficace, deve tradursi in impegni governativi. Molte cose son già state fatte ma su altre bisogna agire. Ad esempio la diffusione a macchia di leopardo delle Stroke Unit, la ricerca di altri fattori di rischio più nascosti, la promozione di sani stili di vita e la cura della Fibrillazione atriale per prevenire l’ictus”, ha spiegato Gian Luigi Gigli, coordinatore dell’intergruppo parlamentare sui problemi sociali dell’ictus, che ha presentato la risoluzione. La fibrillazione atriale causa il 15/20% di tutti gli ictus trombo-embolici ed e’ riscontrata, in Italia, su 40.000 dei 170.000 ricoverati ogni anno per ictus ischemico.
Mutua Mba, che già aveva affrontato l’argomento in occasione della Giornata Mondiale per la lotta all’Ictus, il 29 ottobre scorso, ricorda a tutti che la prevenzione è importante e che condurre uno stile di vita sano è la prima regola per godere di buona salute.

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