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Il carcinoma all’ovaio si combatte con l’informazione
È il sesto tumore più diagnosticato tra le donne ed è il più grave (60% di mortalità) rientrando tra le prime 5 cause di morte per tumore tra le donne di età compresa tra i 50 e i 69 anni, stiamo parlando del carcinoma all’ovaio.
Ad oggi purtroppo non ci sono screening specifici per rilevare allo stato iniziale il cancro all’ovaio.
Tuttavia è importante non sottovalutare alcuni sintomi quali stitichezza, dolore addominale, difficoltà digestive per non arrivare ad una diagnosi tardiva che rappresenta un rischio molto elevato per la vita di chi è colpita dal tumore. A causa della mancanza di strumenti di diagnosi precoce o di screening o dall’assenza di sintomi premonitori la diagnosi tardiva è ancora una realtà per il 60% delle donne.
Da un’indagine di Every Woman promossa dalla World Ovarian Cancer Coalition, di cui fa parte Alleanza contro il tumore ovarico Acto – la prima associazione italiana nata per sostenere la cura e la prevenzione del tumore ovarico – è infatti emerso che nel mondo sono circa 239 mila le donne che ricevono una diagnosi di tumore all’ovaio: quasi 7 donne su 10 prima della diagnosi non conosceva la neoplasia e 9 su 10 hanno aspettato più di 6 mesi prima di rivolgersi ad uno specialista. Informare l’opinione pubblica è la prima arma per combattere il tumore all’ovaio, la neoplasia ginecologica con il più basso tasso di sopravvivenza a 5 se diagnosticata in ritardo. È fondamentale quindi informare e sensibilizzare l’opinione pubblica nei confronti di questa neoplasia che, secondo le previsioni mondiali entro il 2035 porterà ad un aumento dei casi.
Acto Onlus suggerisce quali sono le 10 cose da sapere per combattere il carcinoma ovarico, neoplasia femminile più aggressiva e meno conosciuta.
Conoscere i primi segnali di allarme può salvare la vita. Riconoscere i sintomi migliora la diagnosi tempestiva.La diagnosi tempestiva migliora le possibilità di sopravvivenza.
Non esistono strumenti di prevenzione o test di screening.
Esistono strumenti di indagine diagnostica. Rilevare le alterazioni genetiche con il test BRCA riduce il rischio di carcinoma ovarico nei familiari delle donne già affette dalla neoplasia.
Gli anti-angiogenici e i PARP inibitori sono le terapie farmacologiche più nuove.