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Il Covid lascia spazio ai virus ordinari garantendo picchi fuori stagione

Il Covid lascia spazio ai virus ordinari garantendo picchi fuori stagione

Con l’arrivo della bella stagione estiva e delle temperature miti il nemico non è più alle porte. Per il secondo anno consecutivo l’Italia, e il mondo, si preparano a mesi COVID free, con l’unica sostanziale differenza che rispetto al 2020 quest’anno la massiva campagna vaccinale ci dà modo di credere che il nemico è quasi del tutto scomparso. Dopo un inverno straordinario caratterizzato dalla pandemia e non dai tradizionali malanni di stagione come l’influenza e la bronchiolite, ora tornano i virus stagionali. Da ottobre 2020 ad oggi, grazie alle restrizioni in atto e alla fitta serie di accorgimenti da seguire per non ammalarsi di COVID-19, la curva epidemica è rimasta sotto soglia epidemica. Nel corso della stagione 2020/21 un totale di 6.818 campioni clinici sono stati ricevuti e analizzati dai diversi laboratori afferenti alla rete InfluNet e, tra questi, nessuno è risultato positivo al virus influenzale. Di questi però 1.470 sono risultati positivi al Sars-CoV2.

Oggi tra i virus che tornano a farsi vivi troviamo il virus sinciziale, che infiamma i bronchioli dei più piccoli e che spesso richiede ricoveri pediatrici. Questo tipo di virus è una causa molto comune di infezione dell’apparato respiratorio, soprattutto nei bambini. Quasi tutti infatti contraggono l’infezione entro i primi 4 anni di vita. L’infezione non rende completamente immuni, pertanto la reinfezione è comune, anche se generalmente è meno grave. I focolai avvengono generalmente nei mesi invernali e all’inizio della primavera.

Causa tra il 70% e l’80% delle bronchioliti nei bambini, compare solitamente tra fine estate e l’autunno e tocca il suo picco a dicembre, con l’arrivo dell’inverno e il brusco calo delle temperature. Stando infatti ai report di sorveglianza epidemiologica dell’Istituto Carlos III, a metà maggio, la positività per questo virus è salita al 4% mentre la settimana precedente era del 2%.

Seconda in classifica è l’influenza e poi, a seguire, adenovirus, metapneumovirus, paramixovirus e altri coronavirus. Tuttavia, questo inverno, la National Epidemiological Surveillance Network ha rilevato un numero molto basso di infezioni differenti dal Covid arrivando a stimare un record negativo di infetti per altri virus fatta eccezione per il rinovirus, comunemente responsabile del raffreddore in soggetti sani, che comunque ha registrato pochissimi casi. A tal proposito, la rete di sorveglianza ospedaliera della Catalogna ha registrato un graduale incremento dei casi dalla scorsa primavera, raggiungendo quasi 150 positivi nella settimana dal 17 al 23 maggio. Anche se le cifre sono ancora lontane dai dati del 2019, quando a fine dicembre si erano raggiunti 400 casi settimanali, si rileva una strana inversione di tendenza: la pandemia ha capovolto il normale ciclo dei virus respiratori.

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