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Il diritto alla salute è troppo costoso. 4 milioni di italiani rinunciano alle cure
Secondo alcuni studi sono 4 milioni gli italiani che non si curano per motivi economici. A sottolinearlo è stato il ministro delle Salute Roberto Speranza nel corso del Forum ANSA. Uno dei problemi riguarda la questione del ticket e nonostante l’abolizione del superticket – dal 1 settembre non ci sara’ più – l’idea per mantenere fermo il concetto affinché il servizio sanitario debba comprendere tutti indipendentemente dal reddito è quella, come affermato dal ministro Speranza, di “un bilanciamento nella spesa per il ticket”. Riferendosi quindi al principio di universalismo del Ssn in Italia, Speranza ha rimarcato come il nostro sistema sanitario sia pensato proprio per garantire le cure a tutti i cittadini sulla base dei principi costituzionali. Il diritto alla salute è sancito dall’articolo 32 della Costituzione, ma è ormai da tempo che il SSN non riesce più a garantirlo. Le motivazioni non sono politiche ma tecniche: l’invecchiamento della popolazione unitamente alla evoluzione della scienza medica ed allo sviluppo della tecnologia sanitaria rendono statisticamente impossibile mantenere inalterato il vecchio concetto di universalismo non condizionato. Si rende necessario passare ad un concetto di universalismo relazionato ai livelli di reddito per concentrare la spesa sanitaria dello Stato Italiano sulle fasce più deboli della popolazione e permettere agli altri cittadini di operare in una logica di mutualità. La soluzione è quella di concedere ai cittadini di associarsi tra di loro nelle varie forme mutualistiche che non sono sostitutive della Sanità pubblica ma integrative e complementari. “Oggi la Sanità Integrativa, forte di una tradizione mutualistica secolare – ha spiegato il presidente dell’Associazione Nazionale Sanità Integrativa e Welfare (ANSI), Roberto Anzanello – sta già garantendo prestazioni e servizi sanitari quale secondo pilastro della sanità italiana, consentendo alla sanità pubblica di liberare risorse economiche da destinare alle fasce più deboli della popolazione. Un modello unico e valoriale a livello mondiale che va solo incentivato, valorizzato, facilitato e, sicuramente, non privato di risorse economiche e legislative coerenti”. Gli Enti di Sanità Integrativa, quali i Fondi Sanitari, le Casse di Assistenza Sanitaria e le Società di Mutuo Soccorso, sono enti no profit e attivi in ambiti dove sono più deboli gli interventi dello Stato e oggi forniscono prestazioni sanitarie a oltre 12 milioni di associati che, al netto degli sgravi fiscali, consentono importanti risparmi statali nell’ambito del costo complessivo della spesa sanitaria nazionale, contribuendo così ad un importante sostegno economico al bilancio dello Stato. “La natura no profit degli Enti di Sanità Integrativa – ha concluso Anzanello – permette un’assistenza senza alcun limite di età reddito o stato sociale per effetto dell’adesione con il principio della porta aperta ed affiancata alla attività sanitaria pubblica permette di garantire il mantenimento del principio dell’universalismo dell’assistenza sanitaria, concetto per il quale il nostro paese si è sempre positivamente qualificato davanti al mondo intero.”