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Il giovane Sheldon. La sindrome di Asperger spiegata su Netflix

Compulsivo, maniacale, geniale. Preciso, nevrotico, non certo modesto e super abitudinario. E si potrebbe continuare a lungo per inquadrare, senza correre il rischio di tralasciare anche un solo aspetto della sua personalità, il personaggio di Sheldon Cooper protagonista assoluto nella piattaforma Netflix della serie “Young Sheldon” (“Il giovane Sheldon”) prodotta come prequel e spin-off di “Big Bang Theory”, essendo incentrata sull’infanzia di Sheldon che diventerà un fisico e ricercatore della teoria delle stringhe. Ma qual è la particolarità di Sheldon?

Sheldon Cooper è un personaggio cult della televisione statunitense a cui è stata diagnosticata la sindrome di Asperger. Nessuno mai nelle prime stagioni del prequel fa cenno a questa diagnosi ma tutti, familiari compresi, si limitano a definirlo “bambino speciale”. Quello che invece emerge, con non poca ironia, è il carattere ossessivo-compulsivo e un’assoluta intelligenza sopra la media, che sorprende gli altri quando formula teorie e calcoli matematici. Tutto quello che gli succede ha a che vedere con le sue manie ossessive e da una totale mancanza di empatia verso tutto ciò che lo circonda.

La sindrome di Asperger trae il suo nome dal medico austriaco Hans Asperger, che per primo ha identificato, studiato e descritto un gruppo di bambini con particolari comportamenti nell’interazione sociale, nelle abilità comunicative e negli interessi. Nel 1994 è stata annoverata nel Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders IV come sottocategoria dei Disturbi Pervasivi dello Sviluppo. Occorre però specificare che, pur presentando alcune caratteristiche cliniche in comune con i DPS (compromissione qualitativa dell’interazione sociale e schemi di comportamento ristretti e stereotipati) questa sindrome se ne differenzia per precisi aspetti. Si caratterizza infatti per assenza nell’anamnesi di un ritardo del linguaggio e di sviluppo cognitivo. Inoltre vi è una motivazione ad approcciare all’altro, seppur in modo eccentrico, unilaterale e verboso e, in virtù del buon livello di funzionamento intellettivo e adattivo, la dedizione assorbente ed esclusiva è rivolta ad interessi atipici per l’età e il livello di sviluppo.

Ecco che questo primissimo prospetto della sindrome rappresenta a pieno titolo la personalità di Sheldon Cooper. Come avviene nella maggior parte delle persone con sindrome pervasiva dello sviluppo, anche il giovane fisico teorico statunitense mostra molte particolari velleità: ha un ego smisurato, trascura le esigenze altrui e non ha un ottimo rapporto con l’ironia. Nonostante questo tuttavia è bene integrato nei contesti familiari, di studio e lavorativi tanto da diventare, il più delle volte, il perno attorno a cui ruotano le vicende raccontate. Un’ottima dimostrazione di come patologie come quelle legate allo spettro autistico possano accolte non come un problema ma come una risorsa.

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