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Il pericolo dei social e l’accrescere del cyberbullismo
“Black out”, “Chocking game”, “Pass-out game”. Può essere definita in diversi modi la nuova tendenza che impazza su Tik Tok e che affascina i giovanissimi che competono nella folle pratica di premere la carotide fino al soffocamento. Tra la vita e la morte solo una manciata di secondi. Una vera e propria sfida 4.0 che mette a rischio la vita degli utenti così come avvenuto alla ragazzina palermitana di 10 anni che si è tolta la vita – per gioco – con la cintura di un accappatoio. È proprio da questo drammatico episodio risalente a pochi giorni fa che prende avvio la riflessione sui fenomeni che impazzano sul web tra i più giovani e che in nessun modo risultano essere monitorati dagli utenti più adulti.
Con l’emergere assoluto della cultura delle “chat” e con l’ascesa del protagonismo di mega contenitori della comunicazione e dell’interazione a prova di clic (Facebook, Instagram, Tik Tok, Snapchat) la crescita dei più giovani è seriamente compromessa e il pericolo è continuamente in agguato. Da un lato sfide al limite dell’assurdo che inducono a una competizione nosense finalizzata alla creazione di pseudo-celebrities raccogli like, dall’altro invece un vero e proprio libero arbitrio del giudizio che spesso sfocia nello spaventoso fenomeno del cyberbullismo. In Italia circa il 50% dei ragazzi tra gli 11 e i 17 anni è stato oggetto di episodi di bullismo, e tra chi utilizza quotidianamente il cellulare (85,8%), il 22,2% dichiara di essere stato vittima di cyberbullismo. È questo uno dei dati emersi dallo studio curato dalla Società Italiana di Pediatria Preventiva e Sociale (Sipps).
Mancano pochi giorni all’appuntamento con la Giornata contro il bullismo e il cyberbullismo, che si celebra annualmente il 7 febbraio con una ricca programmazione di iniziative pensate per sviluppare temi e numerose azioni che hanno il comune scopo di rendere Internet un luogo più sicuro e migliore per tutti, e in particolare per i bambini e i giovani. In Italia, dove il numero dei frequentatori della Rete è in costante crescita, dal 2017 esiste una che si occupa del cyberbullismo e che nell’Articolo 1 definisce questo fenomeno come una forma di pressione, aggressione, molestia, ricatto, ingiuria, denigrazione, diffamazione, furto d’identità, alterazione, acquisizione illecita, manipolazione, trattamento illecito di dati personali in danno di minorenni. Con “cyberbullismo” si fa riferimento a una tipologia di attacco avente i caratteri di continuità, ripetitività, sistematicità e forza offensiva, attuato nei confronti di una vittima, avvalendosi degli strumenti di rete. Nel dettaglio si definisce cyberbullismo l’uso delle nuove tecnologie al fine di intimorire, molestare, mettere in imbarazzo, far sentire a disagio o escludere altre persone. Vittime e carnefici risultano essere soprattutto i più giovani che mettono in pratica episodi di cyberbullismo, che dunque altro non è che violenza.
Stando alle statistiche di Digital 2019, gli utenti attivi in Italia su ciascuna piattaforma risultano essere:
- 31 milioni su Facebook;
- 19 milioni su Instagram;
- 12 milioni su LinkedIn;
- 2,50 milioni su Snapchat;
- 2,35 milioni su Twitter.
In merito ai minori invece da un’indagine curata da Save The Children è emerso che è sempre più precoce l’età in cui si accede ad Internet. La percentuale di bambini dai 6 ai 10 anni online è del 54%, percentuale che arriva al 94% nella fascia di età tra i 15 ed i 17 anni.