La Voce di MBA

In auto c'è un bebè: arrivano i sensori per i seggiolini

Save the Date: alla fine del mese di maggio finalmente saranno in commercio i primi seggiolini per auto con sensori integrati che avvisano della presenza del bambino in macchina. A proporre l’innovativo dispositivo è stata la Chicco, che lancia i primi due modelli sul mercato, per bambini dalla nascita fino ai 13 chili.
Il sistema si chiama Bebe’Care ed è stato sviluppato da Samsung Come funziona? Per prima cosa, si deve connettere il seggiolino auto all’app BebèCare, scaricabile gratuitamente e disponibile sugli store e device Samsung. Nel momento in cui viene posizionato sul seggiolino il bambino, in pochi secondi il sistema si attiva, segnalando la presenza del piccolo a bordo attraverso la APP. BebèCare prevede due livelli di allarme: il primo parte quando lo smartphone su cui è stata scaricata l’app BebèCare si allontana dall’auto su cui è installato il seggiolino con il bambino a bordo.
A quel punto, l’app invia un allarme acustico e visivo che è possibile silenziare entro 40 secondi. L’allarme di secondo livello si attiva nel momento in cui l’allarme di primo livello non viene silenziato. Allo scadere dei 40 secondi l’app BebèCare invia un Sms a a tutti i numeri di emergenza registrati nell’account famiglia, con le indicazioni utili a geolocalizzare l’area in cui si trova il bambino.
E’ il primo strumento per evitare delle tragedie come quella successa qualche giorno fa in Toscana, che ha visto la morte di una bambina di 1 anno lasciata in auto dal padre nel parcheggio dello stabilimento dove lavora.
La piccola, secondo le ricostruzioni, era sistemata sopra un seggiolino montato su un sedile della macchina e con ogni probabilità è morta in seguito alla temperatura elevata provocata dal sole che ha battuto per ore sopra la vettura.
Questo è solo l’ultimo dei tragici episodi che si sono verificati negli anni. Perché avvengono queste dimenticanze da parte dei genitori? Per gli esperti nella maggior parte dei casi il genitore soffre del disturbo dell’amnesia dissociativa.

Mutua Mba, per sapere meglio di cosa si tratta, tempo fa ha rivolto qualche domanda alla psicologa-psicoterapeuta Marinella Cozzolino la quale ha spiegato che “per amnesia dissociativa si intende allontanarsi dal qui ed ora, dal presente, dal compito che si sta svolgendo anche solo per pochi minuti e dimenticare o meglio, non prestare attenzione a quello che stiamo facendo”.
Capita molto più frequentemente di quanto immaginiamo: durante il discorso di qualcuno, una lezione o anche una telefonata, il cervello può iniziare a seguire pensieri suoi e andare da un’altra parte. Accade molto spesso mentre guidiamo. Se iniziamo a seguire la musica o i nostri pensieri, arriviamo a casa senza essere stati assolutamente coscienti di aver percorso quel determinato viale o quella specifica strada.Ci dissociamo infine quando siamo multitasking ed iper organizzati.
“Immagino questa donna che, di corsa, dopo una notte abbastanza insonne, a causa del gran caldo, si sia alzata assonnata, abbia steso o ritirato una lavatrice di panni, ha preparato la colazione, apparecchiato per le sue bambine, poi ha sparecchiato, le ha aiutate a vestirsi, ha preparato gli zainetti per la giornata con cambio, merenda e crema per le zanzare. Ha rifatto i letti e dato una sistemata veloce alla casa. poi si è preparata lei per andare a lavoro. E’ salita in macchina con le sue bambine ed ha acceso la Radio per tenerle sveglie e allegre. A quel punto ha iniziato a canticchiare e si è confusa una prima volta, invertendo il suo solito giro: prima la bimba piccola , poi la grande. Pazienza, accompagna la grande al campo estivo, mentre segue la radio, canticchia, ascolta la musica ed intanto, di questo sono certa, ripete a mente le cose che avrebbe dovuto fare dopo.Ricordati di comprare la frutta, i biscotti e la marmellata di albicocche.
Ah si certo devo andare a ritirare le scarpe dal calzolaio e le camicie in tintoria.
E al lavoro? Si entro stasera devo consegnare quei tre documenti e le sei relazioni pronte. Ecco, succede così che ti confondi, cambi itinerario e rompi la catena di automatismi a cui sei abituata. Di mattina, soprattutto di mattina, il rituale che mettiamo in atto è sempre lo stesso. Ci muoviamo per azioni standard ed automatiche. Tutti, nessuno escluso”.
 
 E’ possibile riconoscerla in tempo per evitare conseguenze tragiche?
Certo che è possibile riconoscerla, ma ripeto la dissociazione è un meccanismo che mette in atto il cervello stanco. Bisognerebbe, per questo, essere meno stressati, meno pieni di pensieri e preoccupazioni, meno assonnati. Molto spesso è impossibile. Bisogna essere solo fortunati e sperare che l’amnesia riguardi la macchinetta del caffè sul fuoco e non i bambini. Difficile da accettare, ma a volte è solo fortuna”.
 
Nel corso della sua carriera le è capitato di trattare persone affette da questa patologia?
“Non è una patologia ma un meccanismo di difesa che interviene quando siamo molto affaticati e stressati. Vedo costantemente persone in questa situazione, prevalentemente donne, ma anche uomini. Le donne, anche quando sono supportate o aiutate da qualcuno, sentono comunque maggiormente il peso della responsabilità della famiglia, dei figli, della casa, del lavoro”.
 
Lei è una psicologa-psicoterapeuta, ma prima di tutto è una mamma. Perché negli ultimi anni episodi come questo sono sempre più frequenti? Cosa sta succedendo?
Sta succedendo di tutto. Siamo stanchi. Viviamo vite disumane che non ci appartengono. Ci sentiamo spesso soli ed anche un po’ sfruttati. Dal sistema, dal datore di lavoro, dai genitori anziani, dai figli, dal partner che collabora ( spesso) solo a parole”.

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