Novità importanti sul fronte della contraccezione arrivano dalla vicina Francia. È stato lo stesso Ministro della Salute Olivier Véran ad ufficializzare una notizia che circolava da tempo e che a partire da queste ore è sicura: dal prossimo gennaio la contraccezione ormonale, e tutte le visite e le prescrizioni ad essa collegate, sarà del tutto gratuita per le donne fino ai 25 anni. Un cambiamento importante in ambito socio-sanitario e che non si limita più al compimento della maturità, ovvero ai 18 anni, ma che accompagna la donna fino al pieno raggiungimento della maturità. La decisione è stata intrapresa dal Governo d’Oltralpe a seguito del brusco calo della contraccezione da parte di alcune giovani donne che non possono permettersi le terapie a pagamento. In questo modo, a partire dai 25 anni la donna non solo è più matura ma diventa – nella quasi totalità dei casi – autonoma economicamente.
In Italia hanno diritto alla gratuità i giovani dai 14 ai 25 anni, gli adulti tra i 26 e i 45 anni con fascia economica ERA/EIA o con codice di esenzione: E02 disoccupati e familiari a carico e le donne tra i 26 e i 45 anni, entro 12 mesi dal parto o entro 24 mesi dall’interruzione della gravidanza.
Tuttavia, se per certi versi eravamo un passo in avanti rispetti ai cugini francesi, a livello europeo contraccezione e arretratezza suonano quasi come sinonimi se in riferimento all’Italia. È questo il dato emerso dall’ultimo Atlante europeo della contraccezione stilato da Aidos, che colloca la nostra penisola al 26esimo posto in una classifica che coinvolge 45 Paesi. L’arretratezza italiana in questo ambito è dovuta infatti alla quasi totale assenza di una comunicazione istituzionale riguardo alle tecniche contraccettive e alla mancanza, anche in questo caso “quasi totale”, di misure per il rimborso dei contraccettivi o per la loro distribuzione gratuita. L’accesso è disomogeneo e differisce da regione a regione, perché dipende dai rispettivi piani adottati dalle amministrazioni regionali: si rileva dunque un distacco significativo tra le regioni del nord (in cui c’è più accesso ai contraccettivi) e le regioni del sud, con alcune eccezioni come la Puglia.
Una realtà non certo al passo con i tempi che si inclina ulteriormente se prendiamo in considerazione il rapporto tra i giovanissimi e la sanità. Per molti teen approfondire lo stato della propria saluta significa ricercare online informazioni riguardanti la salute sessuale e riproduttiva. Un meccanismo che esclude i consultori che risultano essere poco conosciuti. Si pensi che il 68 per cento dei ragazzi e il 76 per cento delle ragazze non si sono mai rivolti a queste strutture, pubbliche o private. La partecipazione a corsi o incontri sul tema della sessualità al sud è pari al 33 per cento, decisamente inferiore a quella nel nord (78 per cento). Il 94 per cento di ragazzi e ragazze ritiene che addebita alla scuola il ruolo di primo informatore su tematiche delicati quali la sessualità e la riproduzione. Rispetto ai metodi contraccettivi, la maggior parte usa il preservativo, un quarto di loro il coito interrotto, mentre il 10 per cento non usa alcun metodo.