L’apertura del Rosh Hashana, il nuovo anno ebraico, il 5782, è stata salutata con una foto che ha fatto il giro del mondo essendo di fatti un inno alla vita. Per la prima volta, dalla loro nascita, due gemelline siamesi si sono guardate negli occhi. Un miracolo, si direbbe. In realtà tutto il merito è del team di medici del Soroka Medical Center, nella città di Beersheba, che ha seguito l’operazione per oltre 12 ore. Esattamente un anno fa le due pazienti israeliane erano venute al mondo unite dietro la testa. Grazie al raro intervento chirurgico di separazione adesso possono ambire a una vita certamente più ordinaria e meno a rischio.
Preparata nel corso di questi mesi, l’operazione ha richiesto l’intervento anche di professionisti stranieri e si colloca tra le altre venti eseguite in tutto il mondo. Mesi prima dell’intervento, nelle teste delle due piccole sono stati inseriti innesti gonfiabili di silicone, che sono poi stati espansi periodicamente per estendere gradualmente il cuoio capelluto utilizzato nel momento dell’operazione per ricoprire il capo delle bimbe dopo la ricostruzione dei rispettivi crani.
Non è la prima volta che un intervento chirurgico di questo tipo balza all’onore delle cronache facendo commuovere il mondo intero. La foto delle due piccole pazienti di Israele infatti richiama alla mente diversi altri casi di coppie separate a pochi mesi dalla nascita, non senza l’insorgere di complicanze. Solo il 20 % di tali neonati sopravvivono: il 28% muore nell’utero e il 54% subito dopo la nascita a causa di malformazioni gravi, non compatibili con la vita. I gemelli siamesi sono una coppia di gemelli monozigoti, ovvero di gemelli identici che nascono uniti fisicamente e che spesso condividono anche alcuni organi. La nascita di gemelli siamesi, nella memoria storica, evoca una serie di eventi sociali ed emozionali molto diversi da quelli odierni. La frequenza di questo evento varia da continente a continente e spesso da nazione a nazione con valori che vanno da 1 ogni 50.000/100.000 nati vivi ovvero 1 caso ogni 400 gemelli monozigoti. Come si legge sul portale dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù, le metodiche di diagnostica prenatale (ad esempio, l’ecografia in gravidanza) permettono di riconoscere tale situazione in fase prenatale.
I gemelli siamesi provengono sempre da un’unica cellula uovo fecondata (lo zigote), sono monoamniotici (crescono cioè in un’unica camera gestazionale, un solo sacco amniotico) e monocoriali (hanno cioè una sola placenta) e sono sempre dello stesso sesso con una maggior frequenza di quello femminile (3 volte superiore rispetto ai maschi). La causa di tale evento risiede nella mancata separazione della placca embrionale (zigote in via di sviluppo) tra il 15esimo e 17esimo giorno di gestazione o dalla fusione di 2 dischi amniotici (zigoti in via di sviluppo) a livello della colonna vertebrale, del torace, dell’addome o del bacino alla 3a o 4a settimana di vita intrauterina. I gemelli siamesi risultano sempre uniti a livello della stessa area corporea; uno dei due appare più piccolo o più debole e possono essere presenti altri difetti congeniti.