Sono 116.499 le persone fuggite dal conflitto ucraino, 110.679 delle quali alla frontiera e 5.820 controllate dal compartimento Polizia ferroviaria del Friuli-Venezia Giulia. A dare conto di questi dati è il Viminale precisando che “sul totale, 60.713 sono donne, 16.328 uomini e 39.458 minori”. Le principali città di destinazione dichiarate all’ingresso in Italia restano Milano, Roma, Napoli e Bologna. Intanto il conflitto non si arresta e, fatta eccezione per la contentezza del podio ucraino all’Eurovision 2022, la situazione resta drammatica. Si pensi solo che dall’inizio della guerra, era il 24 febbraio, nonostante gli ospedali godano di una protezione speciale e non dovrebbero mai essere attaccati, sono circa 200 le strutture sanitarie colpite dall’esercito russo. A condividere il bilancio è Tedros Adhanom Ghebreyesus, direttore generale dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), che in visita a Kiev ha sottolineato l’impatto devastante del conflitto sul sistema sanitario del Paese. Le infrastrutture rase al suolo e le catene di forniture mediche interrotte rappresentano una grave minaccia per milioni di persone.
Come ha ribadito Ghebreyesus, gli attacchi a ospedali, ambulanze, al personale sanitario o ai loro pazienti durante un conflitto armato costituiscono fragranti violazioni del diritto internazionale umanitario. Avendo siglato le quattro Convenzioni di Ginevra, la Russia ha il dovere di rispettare il diritto alla salute (ad esempio: astenersi da attacchi alle unità mediche), di proteggere e soddisfare il diritto alla salute (proteggere il personale medico), così come garantire l’accesso ai servizi sanitari di base.
Intanto, come riporta la testata Euractiv, il Ministro della salute ucraino, Viktor Liasko, ha chiesto un maggiore sostegno internazionale per mantenere i servizi sanitari nel Paese. “Durante la guerra – ha dichiarato nel corso di una conferenza stampa del 7 maggio scorso – dieci miei colleghi sono stati uccisi, più di 40 sono rimasti feriti e 40 ospedali sono stati distrutti e non possono più essere ricostruiti. […] Circa 500 ospedali sono stati danneggiati e non possono essere utilizzati per cure mediche”. Sono trascorsi oltre 70 giorni dall’invasione dell’Ucraina da parte della Russia e l’accesso all’assistenza sanitaria nel paese rimane una grande sfida per molti. Nel mese di aprile, il numero di attacchi verificati ufficialmente all’assistenza sanitaria è cresciuto di 100. Questa cifra, tuttavia, “non rappresenta la totalità degli attacchi”, fa sapere il direttore dell’emergenza dell’Oms Mike Ryan.
È “assolutamente inaccettabile prendere di mira deliberatamente le strutture sanitarie e gli operatori sanitari che sono lì, i pazienti che ci sono”, aggiunge. “Questi attacchi sono intenzionali e sono usati come parte della tattica di guerra, per terrorizzare le comunità e per togliere la speranza verso il futuro”.