Quello dell’inquinamento dell’aria non solo è un tema di stringente attualità ma rappresenta una delle preoccupazioni principali di associazioni ambientaliste, enti pubblici che si prodigano, da più o meno anni, affinché il mondo diventi più sostenibile e meno tossico per la salute dell’uomo, e delle famiglie che – come è giusto che sia – difendono il futuro dei propri figli. Ed è proprio ai piccolini, ai nuovi nati (sempre meno rispetto a qualche anno fa, solo 380 mila le culle italiane piene nel 2023), che indirizzano le loro raccomandazioni i pediatri italiani tornando ad accendere i riflettori sugli altissimi livelli di polveri sottili e gli altri inquinanti registrati di recente nell’area geografica della pianura padana.
La Società italiana di pediatria (Sip) si concentra dunque sugli effetti dell’inquinamento dell’aria sulla salute dei più piccoli e su quello che ognuno di noi potrebbe fare per proteggerli e per contribuire a ridurre, nel proprio piccolo, l’inquinamento attraverso l’adozione di buone pratiche e corretti stili di vita.
“Se vero che la soluzione del problema è demandata principalmente a programmi di salute pubblica decisi e guidati dalle istituzioni – commenta la presidente della Sip, Annamaria Staiano – è altrettanto importante ricordare come ciascuno di noi possa fare la differenza adottando comportamenti virtuosi per aiutare a ridurre l’inquinamento atmosferico e migliorare la salute di tutti”. Come spiega la Commissione Ambiente della Società italiana di pediatria, molteplici evidenze scientifiche confermano l’esistenza di una rilevante relazione tra inquinamento atmosferico, dovuto principalmente al traffico veicolare, e problemi di salute respiratoria nei bambini. Si tratta di soggetti più fragili degli adulti, sia perché il loro organismo è in formazione sia perché hanno una maggiore predisposizione a respirare con la bocca, evitando il “filtro” nasale, sia perché trascorrono più tempo all’aria aperta.
Gli effetti dell’inquinamento da traffico sulla salute respiratoria delle bambine e dei bambini possono essere acuti, dovuti all’esposizione di breve durata ad elevate concentrazioni di inquinanti, particolarmente frequenti nelle ore di picco di traffico; o cronici, manifestandosi cioè dopo una esposizione prolungata a livelli di inquinanti non necessariamente elevati.
Studi epidemiologici dimostrano che l’esposizione in gravidanza a inquinanti da traffico veicolare, quale il particolato e gli ossidi di azoto, è associato ad un aumentato rischio di sviluppare asma. Nello specifico, occorre prestare particolare attenzione ai ‘primi mille giorni’, l’arco di tempo che va dal concepimento fino ai primi due anni di vita, che è un periodo particolarmente importante nella vita di una persona perché ciò che accade in questo lasso di tempo ha degli effetti, anche a lungo termine, sulla salute di quell’individuo. Come rilevano dalla Sip, esistono diversi studi importanti che ci hanno mostrato come anche gli inquinanti ambientali possano esercitare un ruolo da questo punto di vista e lasciare un’impronta determinante per tutto il resto della vita di un individuo.