Sul portale dell’Inps, l’Istituto nazionale di previdenza sociale, da alcuni giorni, e precisamente da giovedì 29 agosto, è disponibile la pubblicazione intitolata “L’interruzione di gravidanza in un’ottica generazionale”, tema quanto mai attuale. Come si legge in homepage, l’e-book illustra il ricorso all’interruzione volontaria della gravidanza dalla sua legalizzazione, a seguito dell’introduzione della Legge 22 maggio 1978, n. 194, a oggi.
I risultati evidenziano che il tasso di abortività volontaria è diminuito nel corso del tempo tra tutte le donne, indipendentemente dall’età e dalle altre caratteristiche socio-demografiche (cittadinanza, livello di istruzione, eccetera). La disponibilità di dati copre un lasso di tempo di oltre quaranta anni e ha consentito un’analisi per generazione, che ha il vantaggio di mostrare le tendenze di fondo del fenomeno oggetto di studio tenendo sotto controllo le distorsioni indotte dagli eventi congiunturali.
Sempre in un’ottica generazionale questo lavoro fa riferimento ai cambiamenti sociali, demografici e culturali che hanno attraversato il Paese nei decenni successivi alla legalizzazione dell’aborto e che hanno avuto un inevitabile impatto sulle scelte sessuali e riproduttive delle donne.
Di recente inoltre il Ministero della Salute ha condiviso con il Parlamento la relazione annuale sull’attuazione della legge 194/1998, in materia di tutela sociale della maternità e interruzione volontaria di gravidanza, in riferimento ai dati raccolti nell’anno 2021. Nel corso dello stesso anno il numero complessivo di interruzioni volontarie di gravidanza è di 63.653 (-4,2% rispetto all’anno precedente), a conferma di quanto riportato nell’e-book. Il tasso di abortività è di 5,3 per 1.000 (-2,2% rispetto al 2020), e il rapporto di abortività è pari a 159,0 per 1.000 (-4,1% rispetto al 2020). Rispetto al numero di nati vivi (400.249 nel 2021), le IVG sono state il 15,9% delle nascite.
Il tasso di abortività più elevato si registra tra le donne che hanno un’età compresa tra i 25 e i 34 anni, ma il numero di interruzioni effettuate ha subìto un decremento in tutte le classi di età, ad eccezione della fascia di donne con età inferiore ai 20 anni. Fra le minorenni il tasso di abortività è 2,1 per 1.000 (nel 2020 era 1,9 per 1.000), e il numero totale delle IVG (1.707) è pari al 2,7% del totale, parametri per la prima volta in aumento dal 2011, momento dal quale la tendenza era sempre stata in diminuzione.
Le donne nubili che hanno deciso di eseguire una IVG (59,5%) registra un piccolo incremento rispetto all’anno precedente (+1,5%). Tale dato è da valutare unitariamente al fatto che in Italia il numero di donne coniugate è in diminuzione, e che il ricorso all’IVG fra le donne coniugate è in calo. Tra le donne italiane che hanno eseguito IVG il 47,2% hanno un’occupazione (46,5% nel 2020), mentre tra le donne straniere la percentuale è del 38,3%. In leggero aumento è la percentuale di IVG effettuate da donne senza figli (40,2% nel 2021, contro il 39% nel 2020), mentre la percentuale di coloro che aveva già fatto ricorso a questo intervento diminuisce al 24% (24,5% nel 2020), calo dovuto a un minor numero di gravidanze indesiderate, in virtù della diffusione di efficaci metodi per la procreazione consapevole e alla contraccezione di emergenza.