Insieme al veganismo e al vegetarianismo, il crudismo è un’altra corrente di pensiero ancora più specifica e contenuta rispetto alle precedenti, perché risulta essere un insieme di pratiche alimentari basate sul rifiuto per qualsiasi trattamento fisico, chimico, biologico e genetico degli alimenti che possa alterare le loro proprietà nutrizionali, naturali e di origine.
Nonostante si stia affermando soprattutto negli ultimi tempi, è un’attività che risale in epoche antichissime dove l’uomo si cibava di pietanze crude. Poi, con la scoperta del fuoco tutto è cambiato, gli individui hanno cominciato a considerare il cibo non più solo mezzo essenziale per nutrirsi ma materia per sperimentare l’arte culinaria. Tuttavia, in svariate epoche della storia sono esistiti uomini che hanno proclamato l’effetto benefico della dieta crudista, come Edmond Bordeaux-Szekely Nel, famoso filosofo, psicologo e archeologo ungherese. In particolare, l’assunzione di cibi crudi come trattamento dietetico venne sviluppato per la prima volta in Svizzera dal medico Maximilian Bircher-Benner, celebre per essere l’inventore del muesli, la miscela di cereali e frutta secca consumata abitualmente durante la prima colazione. Dopo essere guarito dall’ittero grazie ad una dieta a base di mele crude, Bircher-Benner condusse numerosi esperimenti sugli effetti sulla salute umana di una dieta a base di vegetali crudi confermandone la loro piena validità.
Più recentemente il crudismo, chiamato anche raw food, è attivo specialmente in America dove viene riconosciuto come “igienismo naturale”, ovvero uno stile di vita che promuove un’alimentazione del tutto sana escludendo l’utilizzo di medicine. L’igienismo si è diffuso soprattutto grazie alle ricerche e agli scritti del Dott. Herbert Shelton, un medico americano autore di numerosi libri nei quali racconta come è riuscito a curare dei pazienti, con l’alimentazione naturale, il digiuno e uno stile di vita privo di stress, il cancro e altre patologie considerate incurabili a quell’epoca.
I crudisti sostengono che gli alimenti crudi o trattati a non più di 42-45 gradi, mantengono intatti i principi nutritivi, quindi vitamine, minerali, oligoelementi ed enzimi, essenziali per il nostro organismo. Infatti, tutti i dietologi e nutrizionisti consigliano sempre di mangiare almeno una porzione di verdura e ortaggi crudi durante il giorno perché tutto ciò che è crudo è più vivo, nel senso che rimane immutato il corredo di fattori vitali. Nel cibo crudo di origine vegetale ritroviamo integre tutte le sostanze nutritive e vitali, gli antiossidanti, le vitamine, i composti fitochimici, i sali minerali organicati che consentono al nostro corpo di mantenere o riacquisire la completa salute, il patrimonio enzimatico e un sano pH lievemente alcalino. Sono tutte delle condizioni che prevengono l’invecchiamento precoce, mantengono il sistema immunitario in perfetta efficienza e il corpo in salute.
Se si vuole intraprendere la strada del crudismo, bisogna però fare attenzione ad alcune accortezze. La principale misura preventiva riguardo il consumo di cibi crudi, consiste in un lavaggio preciso in acqua corrente potabile, eliminando parti danneggiate o scure che possono nascondere batteri. Si consiglia, inoltre, di usare dei taglieri differenti da quelli adoperati per le carni e i pesci, proprio per evitare gravi contaminazioni.
In particolare, è importante verificare al momento dell’acquisto della carne il rispetto delle temperature, quindi che non sia stata interrotta la catena del freddo necessaria alla conservazione del prodotto. Bisogna limitare, di conseguenza, l’esposizione dei cibi a temperatura ambiente prima del consumo e mantenere distaccato il crudo dal cotto anche dentro al frigorifero al fine di evitare infezioni batteriche. Il colore delle carni, ad esempio, deve risultare di un rosso vivo e non scuro quasi tendente al nero.
Infine, anche il pesce crudo può presentare diversi rischi, soprattutto quello di Anisakis, un parassita presente nelle viscere del pesce azzurro, del nasello e della rana pescatrice, avente la capacità di riuscire a trasferirsi nelle carni dopo la morte dell’animale e trasmettersi, così, all’uomo.
L’Anisakis può creare disturbi gastrointestinali molto gravi e indurre risposte allergiche in chi lo ingerisce provocando anche allo shock anafilattico.