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La dieta del futuro? Meno carne e più insetti nel 2050
Sono 112 i Paesi che si nutrono di insetti, considerati la soluzione più sostenibile a sfamare i 9 miliardi di persone che popoleranno la Terra nel 2050.
“Mi scusi, c’è un insetto nel mio piatto!”. Lo abbiamo letto nei romanzi d’avventura, lo abbiamo visto nei grandi classici del cinema e lo riscopriamo oggi nel 2017: mangiare insetti fa bene alla salute e alla digestione. Anche se molti potrebbero pensare a una novità assoluta, in verità l’uomo sin da sempre si è cibato di micro-animali, tanto nelle regioni del mondo più sviluppate quanto nelle aree del pianeta Terra in cui si muore ancora per carenza di cibo. In Italia è ancora un tabù ma basterebbe valicare le Alpi per trovare nei supermercati svizzeri degli hamburger composti prevalentemente da insetti.
L’azienda svizzera Coop, infatti, dopo aver appreso – e accolto – le raccomandazioni della FAO sull’integrazione degli insetti nella dieta occidentale, ha valutato un’alternativa più sostenibile alle proteine della carne e così a partire dalla primavera prossima “sdoganerà” in tutti i punti vendita della catena di distribuzione elvetica hamburger, polpette e altri prodotti per la cucina a base di vermi, grilli, cavallette e locuste. Le nuove preparazioni alimentari troveranno spazio vicino alla carne e al pesce perché composte dalle stesse proprietà nutrizionali. Tuttavia, anche se per l’Italia di tabù si tratta, a partire dal 2018 sulle tavole e nei ristoranti della Penisola sarà possibile assaporare insetti e alimenti a base di farine proteiche (da grilli e cavallette), a condizione che l’Efsa, l’Autorità Europea per la sicurezza alimentare, ne riconosca la qualità del prodotto, annoverandolo tra i novel food. Anche se ci sono date e scadenze da rispettare, a Treviso c’è già chi si destreggia tra i fornelli combinando nuovi sapori grazie a preparazioni alimentari basate unicamente sugli insetti. Si tratta dello chef Roberto Cavasin, ideatore del foodblog Master Bug, un video-ricettario online tutto dedicato – appunto – alla cucina con gli animaletti alati che è considerata pura normalità in 112 Paesi del mondo. Dalle ricette, per dolci e salati (persino la pizza Margherita), dello chef trevigiano alla pubblicazione del libro di Giulia Maffei e Giulia Tacchini “Un insetto nel piatto”, che si pone come una vera e propria guida – su carta questa volta – curata dalle due fondatrici dell’associazione culturale Entonote, che da tempo svolge attività di ricerca e formazione sull’entomofagia. Pagina dopo pagina, infatti, si affrontano tematiche culturali, antropologiche e storiche, sostenendo la causa di un novel food ancora non del tutto allineato con i costumi europei. Perché?
La prima ragione è prevalentemente guidata dal pregiudizio culturale e dal disgusto: pur essendo l’uomo un animale carnivoro, in Europa quasi mai la cucina si è basata sulla preparazione di insetti. Difatti questo novel food prende avvio da quando gli europei hanno iniziato a interessarsi alle abitudini e alle preferenze degli asiatici, ad esempio della popolazione thailandese che è da sempre una dei più grandi consumatori di insetti al mondo con 20mila aziende agricole impiegate in questo tipo di produzione. Sono circa 112 i Paesi in Asia, Europa, Africa, America e Oceania che si nutrono anche di animaletti, appartenenti a circa 1.500 specie diverse e non c’è da stupirsi soprattutto da quando la Fao, Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura, ha consigliato di inserire nelle proprie diete invertebrati come grilli o cavallette, essendo alimenti ricchi di proteine, vitamine e minerali. Molti esperti, inoltre, considerano gli insetti come la soluzione più sostenibile a sfamare i 9 miliardi di persone che popoleranno il pianeta Terra nel 2050.
Una delle prime precauzioni da prendere è certamente quella di assicurarsi riguardo il corretto allevamento degli insetti: mangiare un grillo equivale a mangiare della carne di manzo. Se la carne non è di qualità il corpo umano lo capisce immediatamente subendone delle conseguenze. Pertanto, una volta ricevuto il riconoscimento legislativo si dovrà passare alla “normalizzazione” degli allevamenti intensivi affinché ci sia un controllo continuo sulle condizioni ambientali e della biosicurezza, per contrastare la diffusione di agenti patogeni che potrebbero decimare le popolazioni di insetti o infettarli. Pertanto, come è possibile notare da queste primissime nonché superficiali linee guida, non cambia di molto il discorso dalla carne al pesce fino agli insetti, tutto sta nel superare quel tabù e quel disgusto occidentale verso una certa parte di cibo che per 2 miliardi di persone oggi è una delle forme di alimentazioni più raggiungibili in mancanza di altro.