Il mese di marzo è atteso da molti perché segna l’inizio della primavera, di giornate più calde e soleggiate, ma non solo. Tutte le donne, o almeno la maggior parte di esse, hanno particolarmente a cuore questo periodo per una motivazione fondamentale: l’8 marzo vengono riconosciute tutte le loro conquiste raggiunto in qualsiasi ambito della società.
La condizione della donna è stata caratterizzata più volte, nel corso della storia, da una situazione di evidente inferiorità sul piano sociale, giuridico e politico. In Italia, tra la prima e la seconda guerra mondiale viene riconosciuto il diritto di voto.
È stato un avvenimento fondamentale che ha garantito il susseguirsi di eventi attraverso i quali svariate donne di tutto il mondo sono riuscite ad acquisire altri diritti raggiungendo una pari dignità con l’uomo.
Tuttavia, ancora in un’era come la nostra considerata in continua evoluzione, sussistono delle notevoli disparità. L’Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU), ad esempio, parla di “gender pay gap”, ossia la differenza salariale tra il guadagno di uomo e quello di una donna.
Nel mondo le donne guadagnano, in media, il 23% in meno rispetto agli uomini perché il lavoro, che non considera quello domestico ancora primariamente svolto dalle donne e non retribuito, è svolto per meno ore, o si effettua in settori a basso reddito o è lontano dai vertici aziendali. Oppure in quanto si prevede che gli stipendi siano inferiori rispetto ai colleghi maschi, a parità di mansioni e responsabilità. “Per ogni dollaro guadagnato da un uomo, una donna prende appena 77 centesimi“, afferma António Guterres, sottosegretario generale delle Nazioni Unite.
Una situazione analoga si evince in campo medico dove si parla di grosse differenze di genere poiché, a un anno dal titolo, i dottori che dichiarano di avere un lavoro sono circa il 35% del totale e la differenza tra uomini e donne ammonta a 5 punti percentuali.
Secondo il consorzio interuniversitario AlmaLaurea inoltre, la grande discrepanza si riscontra negli stipendi: completato tutto il ciclo di studi, gli uomini guadagnano in media il 24% in più delle donne. In termini reali, poi, il gap si allarga ulteriormente perché nell’ultimo anno le donne hanno visto scendere le loro retribuzioni del 7%, gli uomini del 3%.
Tralasciando il fattore economico, di non poco conto, la situazione femminile in ambito sanitario, sia da un punto di vista lavorativo che curativo, è nettamente migliorato. Le donne medico italiane sono aumentate e, come pazienti, vengono tutelate maggiormente.
Per quest’ultimo caso, urge la necessità di sottolineare l’intensificazione degli sportelli d’ascolto per le donne malate di cancro al seno e alla mammella, tra le neoplasia ancora maggiormente presenti su tutto il territorio nazionale.
Inoltre, sono stati raggiunti grandi progressi in ambito scientifico. L’Associazione Italiana per la ricerca sul cancro (Airc) ha sostenuto, di recente, una ricerca che ha identificato un insieme di geni capaci di predire il rischio individuale di metastasi nel tumore al seno.
Un passaggio indispensabile che segna una chiave di svolta essenziale nel mondo della medicina, scienza e ricerca. Ma anche perché, nello stesso tempo, si sta sviluppando una forte consapevolezza, riconoscenza e sensibilità nei confronti della tutela del genere femminile, sia da un punto di vista sociale che sanitario.
Ogni anno vengono diagnosticati in Italia circa 373.300 nuovi casi di cancro, di cui il 52 per cento fra gli uomini e il 48 per cento tra le donne.
Nonostante la percentuale sia ancora leggermente più elevata per gli individui di sesso maschile, in un’analisi portata a termine dall’Associazione Italiana di Oncologia Medica, risulta che i tumori alla mammella e all’utero siano ancora in cima alla classifica per frequenza e proporzione sul totale dei carcinomi incidenti.
Per comprendere meglio quale e in che modalità si garantisce una prevenzione completa per i tumori femminili, la diagnosi precoce e la sopravvivenza a cinque anni dopo la diagnosi, sul prossimo numero di Health Online sarà pubblicata un’interessante intervista alla Dott.ssa Barbara Scola, Oncologa del G.B. Mangioni Hospital di Lecco.