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La malattia di Parkinson: situazione attuale e prospettive future

Word Parkinson's written on Index card in filing cabinet

Il 24 novembre ricorre in Italia la giornata nazionale della lotta contro la malattia di Parkinson, con iniziative ed eventi dedicati nelle strutture aderenti distribuite sul territorio. In questo periodo, inoltre, cade un anniversario altrettanto significativo, su scala mondiale. Venti anni fa, infatti, l’attore Michael J. Fox, molto noto anche in Italia per la trilogia di film “Ritorno al Futuro” e all’epoca all’apice del successo e nel pieno della giovinezza, dichiarava per la prima volta al pubblico di aver ricevuto sette anni prima l’inaspettata diagnosi e comunicava la decisione di mettere la propria immagine al servizio di quella che sarebbe diventata di fatto una delle campagne di speranza, informazione, sensibilizzazione e raccolta fondi per la ricerca più durature e determinanti nella lotta contro il Parkinson.
A distanza di venti anni, quali progressi sono stati realmente fatti?
CAUSE – La malattia, descritta per la prima volta nel 1817 da James Parkinson (da cui prese il nome), ha origini ancora oggi non completamente note. Come spiegato su Parkinson Italia, “è degenerativa ed è causata dalla progressiva morte delle cellule nervose (neuroni) situate nella cosiddetta sostanza nera, una piccola zona del cervello che produce il neurotrasmettitore dopamina, grazie al quale vengono distribuiti i comandi per controllare i movimenti di tutto il corpo”. Il paziente affetto da Parkinson vede progressivamente manifestarsi sintomi quali “ tremori, rigidità, lentezza nei movimenti, disfagia, disturbi del sonno, depressione e molti altri, fino alla perdita della capacità di svolgere qualsiasi azione quotidiana: mangiare, vestirsi, lavarsi, camminare, parlare, scrivere, ecc.“. Secondo gli ultimi dati comunicati al Ministero della Salute dal Comitato Nazionale Associazioni Parkinson, calcolati facendo riferimento alla quantità di farmaci venduti e alle diagnosi accertate, in Italia le persone affette dalla malattia potrebbero essere 600.000. La cifra è impressionante, soprattutto considerando che sta incrementando il numero di persone che vengono colpite in giovane età, pari al 5% in Italia (fonte: www.parkinsongiovani.com).
DIAGNOSI – Purtroppo ancora oggi la diagnosi di Parkinson è praticamente basata esclusivamente sull’esame dei sintomi da parte del neurologo; analisi di laboratorio e diagnostica per immagini possono contribuire solo a confermare la diagnosi o a escludere la presenza di altre malattie con segnali iniziali simili. Negli ultimi anni in particolare è possibile effettuare presso le strutture dotate di adeguata strumentazione la scintigrafia cerebrale con tracciante (DATSCAN), mentre inizia a farsi strada l’ipotesi di utilizzare la presenza di fosfo-alfa-sinucleina nel sangue come marcatore.
TERAPIE: stato attuale – Anche la terapia farmacologica di maggior successo e più ampiamente impiegata è la stessa da decenni: la levodopa, oggi disponibile in diverse formulazioni e modalità di assunzione, che non costituisce una cura definitiva ma riesce a contenere in modo abbastanza soddisfacente i sintomi per un periodo ragionevolmente lungo di tempo, fino a che l’avanzare della malattia o l’intensificarsi degli effetti collaterali la rendono progressivamente meno efficace. In alcune situazioni inoltre si sono rivelate utili terapie a base di farmaci dopamino-antagonisti e inibitori enzimatici, seppur con qualche limitazione; inoltre, sta diventando sempre più raffinata la tecnica di chirurgia invasiva di stimolazione cerebrale profonda anche se, al momento, si tratta di percorsi intrapresi solo per una minoranza di casi.
TERAPIE: il futuro – Il 2018 è stato un anno particolare per le persone affette da Parkinson e per i loro cari. È iniziato a gennaio con la notizia shock della decisione da parte della casa farmaceutica Pfizer di sospendere tutte le ricerche relative alle terapie per il Parkinson e per l’Alzheimer perché troppo costose, per proseguire con l’annuncio da parte dei ricercatori della Johns Hopkins University di aver ottenuto risultati, ancora preliminari ma estremamente incoraggianti, con il farmaco denominato NLY01 da loro sintetizzato attualmente in Fase 1 di trial su esseri umani. Per  quel che riguarda gli interventi non farmacologici, il sito della Associazione Italiana Parkinson segnala, fra i vari studi in corso, i progressi della sperimentazione su cellule staminali neuronali effettuata in Australia da ISCO che, secondo quanto comunicato nei vari aggiornamenti diffusi dalla compagnia, sembra molto promettente. Si tratta di primi passi e il percorso sarà ancora lungo, ma queste sono solo alcune delle ricerche che mantengono viva la speranza per il futuro.
CURE COMPLEMENTARI – Nell’ultimo decennio, proprio a causa del fatto che oramai è da tempo assodato che risultati interamente risolutivi o soddisfacenti non sono ancora garantiti con le terapie esistenti – a partire da quella con levodopa, che rimane comunque essenzialmente il farmaco di prima scelta – ha acquisito importanza crescente il settore delle cure complementari. Un articolo pubblicato recentemente su Cureus conferma e consolida quanto notato da tempo da neurologi e specialisti della riabilitazione: “l’esercizio fisico in combinazione con altri trattamenti apporta notevoli benefici ai pazienti, contribuendo a contrastare gli effetti collaterali delle terapie, a ridurre gli effetti fisici e cognitivi della malattia e arrivando in alcuni casi a rallentare la progressione grazie a miglioramenti significativi in termini di dolore, qualità del sonno, umore, memoria e qualità della vita in generale”. Non solo fisioterapia riabilitativa ad hoc, ma attività “per tutti” (ad esempio la camminata nordica, il Tai Chi, la danza) si sono dimostrate molto efficaci in tal senso. In particolare, per quanto riguarda la danza, sono molti i metodi, le iniziative e i progetti partiti in tutto il mondo anche grazie all’approccio di specialisti e professionisti italiani come il dr. Daniele Volpe, autore di diverse osservazioni e studi sugli effetti positivi della danza irlandese.
I benefici della danza per le persone affette da malattia di Parkinson verranno approfonditi nel prossimo numero di Health Online, il primo periodico di informazione di proprietà di Health Italia S.p.A., con una intervista congiunta a Marilena Patuzzo, creatrice del metodo di tango-terapia Riabilitango e a Simone Sistarelli, ideatore del programma Popping for Parkinson’s.
 

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