Potrei andarmene proprio sul più bello. Ironico, romantico e commovente. Arriva diritto alla corde dell’animo “Sul più bello”, il nuovo film di Alice Filippi ispirato all’omonimo romanzo di Eleonora Gaggero, che racconta la storia della giovanissima Marta (interpretata da Ludovica Francesconi), tanto simpatica quanto bruttina, che dalla nascita è perseguitata da una rara malattia genetica, la fibrosi cistica, che non danneggia in alcun modo le capacità intellettive e non si manifesta sull’aspetto fisico né alla nascita né successivamente, e per questo definita la “malattia invisibile”. Nonostante tutto, Marta è una ragazza solare che ha voglia di innamorarsi e lo fa sfidando se stessa e le possibilità datele dalla patologia di cui soffre. A 19 anni come tutte le ragazze della sua età sogna l’amore con la “A” maiuscola ma prima che la sua malattia degeneri vuole sentirsi dire “ti amo” da Arturo (Giuseppe Maggio) un ragazzo di ricca famiglia e di una bellezza stravolgente. I suoi amici e coinquilini Jacopo (Jozef Gjura) e Federica (Gaja Masciale) sono la sua famiglia e fanno di tutto per riportarla con i piedi sulla terra senza lasciarla volare troppo in su con la fantasia. L’unico ostacolo la sua malattia: Marta deve confessare ad Arturo che non può immaginare come sarà a sessant’anni perché il tempo non è dalla loro parte.
“Avete presente quei film in cui l’eroina ha una malattia terminale ma nonostante chemio e respiratori è una gnocca spaziale? Ecco non è il mio film”. Con queste parole di Marta prende avvio la pellicola che, forte di un cast di esordienti, approda in queste ore nelle sale italiane distribuita da Eagle Pictures, che lo ha anche prodotto. La Fondazione Fibrosi Cistica, la patologia di cui soffre la giovanissima protagonista, la mucoviscidosi come la definisce lei e come era conosciuta in passato, ha concesso il proprio patrocinio.
La fibrosi cistica, che genera difficoltà nella digestione dei grassi, proteine, amidi, carenza di vitamine liposolubili e una progressiva perdita della funzione polmonare, è annoverata tra le malattie genetiche gravi più diffuse. Chi nasce malato ha ereditato sia dal padre sia dalla madre una copia del gene mutato. Padre e madre sono, quasi sempre senza saperlo, portatori sani di una copia di tale gene. Si tratta di una patologia multiorgano, che colpisce soprattutto l’apparato respiratorio e quello digerente, e dovuta a un gene alterato, chiamato gene CFTR (Cystic Fibrosis Transmembrane Regulator), che determina la produzione di muco eccessivamente denso. Questo muco ostruisce i bronchi e provoca infezioni respiratorie ripetute. Inoltre ostruisce anche il pancreas e impedisce che gli enzimi pancreatici raggiungano l’intestino, non consentendo ai cibi di essere digeriti e assimilati. Seppure il grado di coinvolgimento differisca anche notevolmente da persona a persona, la persistenza dell’infezione e dell’infiammazione polmonare, che causa il deterioramento progressivo del tessuto polmonare, è la maggior causa di morbilità nei pazienti FC.