L´enuresi consiste nella perdita involontaria di urina durante la notte. Predisposizioni genetiche (familiarità per il disturbo, se i genitori hanno sofferto di enuresi 8 figli su 10 svilupperanno lo stesso disturbo), fattori biologici (una maggiore produzione di vasopressina o immaturità della vescica) possono interagire anche con cause psicologiche e associarsi ad altri disturbi (come l´ADHD, l´ansia, le fobie, la depressione, il disturbo oppositivo-provocatorio, il disturbo della condotta e la dilessia) per concorrere all´eziopatogenesi di questa condizione che rappresenta il disturbo più comune in età pediatrica. A soffrirne, il 15% in bambini fino a 5 anni di età. La percentuale scende al 5% a 10 anni e al 2% in adolescenti e adulti. Più maschi che femmine soffrono di enuresi (con un rapporto di ben 2:1).
Secondo la Società di Pediatria Italiana, si parla di enuresi quando la perdita involontaria di urine durante la notte avviene più di due volte a settimana per almeno tre mesi consecutivi, in bambini di età superiore a 5 anni (l´età in cui si acquisisce il controllo degli sfinteri, ragion per cui prima dei 5 anni il trattamento dell´enuresi non è indicato).
Esistono due varianti di enuresi: una in cui il bambino non presenta altri sintomi oltre la perdita di urine, un´altra in cui il bambino presenta sintomi anche di giorno, (per esempio bagna le mutandine, ha un bisogno impellente e improvviso di fare pipì più spesso del solito, oppure fa fatica a fare pipì.
Parliamo poi di enuresi primaria quando il disturbo è stato sempre presente mentre parliamo di enuresi secondaria se il controllo degli sfinteri era stato acquisito e mantenuto per almeno 6 mesi.
Questi sono alcuni piccoli accorgimenti da seguire e che sembrano ridurre la perdita incontrollata di pipì durante le ore notturne:
- Fare pipì prima di mettersi a letto
- Non bere molto la sera/la notte
- Non bere bevande gassate
Da indagare anche dati sull´igiene del sonno, sui rapporti familiari ed extrafamiliari e rendimento scolastico.
Ai genitori consigliamo di non colpevolizzare il bambino ma di rassicurarlo e dargli supporto (magari condividendo la propria eventuale esperienza a riguardo). Esercizi di ginnastica vescicale rafforzano la parete addominale e riducono il tono e la contrattilità vescicale e possono essere eseguiti durante il giorno per consentire al bambino sia a imparare a trattenere le urine che a evitare di trattenere troppo a lungo la pipì. Infine esistono apparecchi dotati di un allarme acustico che inizia a suonare in risposta alla perdita di pipì a letto e che hanno lo scopo di innescare un riflesso condizionato che può far sì che il bambino, svegliandosi, inibisca la risposta fisiologica “limitando i danni” a solo qualche goccia di pipì. No all´utilizzo di pannoloni perché potrebbe incidere negativamente sull´autostima del bambino. È infine consigliato coinvolgere il bambino nella pulizia quando bagna il letto, non per colpevolizzarlo ma per responsabilizzarlo.